Ieri, 25 giugno 2014, abbiamo assistito allo scongelamento del Movimento 5 Stelle. Per la prima volta una elegazione del Movimento ha incontrato una delegazione del PD per discutere della legge elettorale. Per il PD presenti Renzi, Speranza, Moretti, Serracchiani, per il M5S Di Maio, Toninelli, Buccarella, Brescia.
Dopo che Toninelli descrive la legge elettorale votata sul blog, Renzi pone sul tavolo il problema della governabilità che la legge elettorale che quelli del Movimento chiamano “democratellum” non garantirebbe, utilizzando i dati elettorali delle europee come esempio.
Altro argomento al centro della discussione è stato il sistema delle preferenze negative, previste attualmente solo in Svizzera e previste dalla proposta di legge del M5S. Secondo il Movimento di Grillo sarebbe di garanzia contro il voto di scambio, mentre Renzi ha posto l’accento sul fatto che questo aspetto, simile più alle nomination del Grande Fratello che a un meccanismo di voto, in realtà non impedisce la compravendita di voti, ma anzi potrebbe generare altri meccanismi dello stesso tipo. La discussione è proseguita sul tema della governabilità, dell’opportunità che la legge favorisca la dichiarazione di alleanze prima del voto, che consenta di governare a chi ha vinto le elezioni. Altro argomento ha riguardatola dimensione dei Collegi, troppo ampi secondo il PD quelli previsti dal “democratellum”, e dell’emendamento che richiederebbe il parere preventivo della Corte Costituzionale rispetto alla legge da approvare. Il premier ha inoltre chiesto al M5S di poter proseguire il dialogo sulle riforme istituzionali, da realizzare in tempi veloci.
Renzi, dimostrando grande concretezza, ha concluso dichiarando che entro il 30 giugno o anche prima, saranno pubblicati sul sito del PD i cinque punti offerti alla disponibilità di dialogo col M5S.
Al di là dei contenuti sviscerati durante l’incontro, è da notare come questo, con l’assenza di Grillo, è andato avanti con ben altro stile rispetto allo «sbattere i pugni sui tavoli», peculiare finora del Movimento 5 Stelle, e ben lontani sembrano anche i tempi della Lombardi del «mi sembra di stare a Ballarò» dell’incontro con Bersani.
Alcune frecciatine non sono state risparmiate da ambedue le parti, ad esempio Renzi ha fatto notare ad inizio incontro di come la propria segreteria abbia proposto il dialogo sulla legge elettorale da dicembre, ottenendo un diniego perentorio da Grillo che ha rallentato i tempi e complicato la situazione. Di Maio, vera punta di diamante del Movimento, ha spesso provocato il Premier con osservazioni che potevano spostare la direzione della discussione dall’incontro allo scontro, bravo Renzi che ha saputo con arguzia non cogliere le provocazioni e continuare sul dialogo costruttivo e mantenendo il focus sui contenuti della legge elettorale. Resta ora da vedere, e ne avremo percezione solo nei prossimi giorni, quanto l’elettorato gradisca questa nuova veste, meno urlante e più propositiva del Movimento, che comincia a mostrare al proprio interno alcuni talenti che possono, seppure molto in linea con il leader maximo, camminare sulle proprie gambe senza le urla di Grillo, fermo restando che la loro autonomia di pensiero, visto come finiscono nel M5S le presenze critiche, è ancora tutta da dimostrare.