«Negli ultimi 20 mesi ci sono stati circa 6000 roghi. Sai quante persone sono state arrestate in flagranza di reato? Solo 3». La risposta di Angelo Ferrillo è sconcertante. Ancor di più se dopo semplici calcoli ci si rende conto che sono circa 300 roghi al mese, 10 al giorno. In pratica ogni 2 ore si alza al cielo una lunga nube nera come dimostrano le tante foto che Ferrillo ha raccolto sul suo blog o le numerose segnalazioni che arrivano ogni giorno sulla pagina facebook.
«Il 5 giungo inviammo una richiesta al prefetto, formalizzando l’idea della sentinella ambientale. Prendendo spunto da ciò che avveniva sulla pagina facebook che creai anni fa, dove numerosi cittadini inviano le segnalazioni in tempo reale di ciò che vedono davanti ai loro occhi, ho pensato che poteva essere più efficace un numero di telefono, collegato alle forze di polizia, dove “le sentinelle volontarie” potevano chiamare e segnalare il luogo esatto da dove partiva il rogo tossico. Tra i tanti che hanno contribuito alla mia idea ci sono anche numerosi appartenenti alle stesse forze dell’ordine».
Un’idea semplice, ma allo stesso tempo efficace. La procedura per divenire una “sentinella ambientale” prevede l’iscrizione ad un albo abbinato ad un numero di riconoscimento per chiunque fa richiesta, con il quale si è facilmente ed immediatamente riconosciuti quando si chiama per una segnalazione. «L’iscrizione all’albo è una formalità. Si tratta di un registro che accorcia i tempi per la segnalazione rendendola immediatamente attendibile ed in più è un servizio a costo zero per la collettività».
Nonostante siano numerose le forze di polizia in campo per sconfiggere il fenomeno, ad oggi si è ben lontani dal vederne una fine. «Ci sono circa 100 militari in supporto alle forze dell’ordine che purtroppo, nonostante siano distribuiti in 6 o 7 pattuglie, si muovono per area. Viene da se che se oggi si copre un’area e domani un’altra, quella dove oggi è passata la pattuglia resta scoperta nei giorni avvenire, soprattutto di notte o di mattino presto».
«Dal 2008 ho iniziato a non tacere di fronte al disastro che si consumava tutti i giorni nel territorio in cui vivo. Dapprima col blog e le segnalazioni puntualmente non ascoltate. Ricordo che dicevano, quando mostravo le foto, che erano i Rom. Adesso invece la mappa conta centinaia di punti chiave, spesso gli stessi, dove ogni giorno si consuma la nostra vita, il territorio ed i cumuli di rifiuti tossici».
Angelo Ferrillo, uno dei tanti giovani con una vita divisa tra la Campania e gli USA dove ha avuto qualche esperienza di lavoro, è costantemente impegnato da circa dieci anni a mostrare al mondo, ma forse ancor prima ai suoi concittadini ed ai campani, la tragedia di un triangolo di terra assurto alle cronache come “La Terra dei Fuochi”. Tutto si consuma in un’area di 100 kilometri quadri, anche se le segnalazioni, come dice lo stesso Ferrillo, «iniziano ad arrivare da diverse parti della regione, addirittura alcune da altre parti d’Italia, anche dove l’industria legale funziona».
Il problema, prima che ambientale, è economico. «Circa il 60% delle fabbriche produce a nero. Questo significa che è l’intera catena di produzione ad essere compromessa». Quindi se non si dichiara la produzione, non si può dichiarare il perché dei rifiuti, spesso scarti tessili, industriali o materiali di risulta di lavori edili.
Chiudendo con una frase del sito di Ferrillo: “Spesso sentiamo parlare di cancro, ma a cosa serve curare i tumori o donare soldi alla ricerca, se nessuno si occupa concretamente della nostra prevenzione primaria?”