Cultura

VSi ferma «Un posto al sole» e partono le repliche. Ma perché non quelle degli anni Novanta?

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, anche se speravamo che una soluzione, presto o tardi, si sarebbe trovata. Leggevamo di sceneggiature completamente stravolte, di scene girate a un metro di distanza per scongiurare qualsiasi forma di contagio, e anche dell’eliminazione di baci e abbracci all’interno e all’infuori del set, ma niente da fare. Così come tutte le produzioni cinematografiche e televisive del mondo, anche Un posto al sole è stato costretto ad arrendersi al Covid-19, nella speranza che l’emergenza rientri il prima possibile per permettere all’industria di ripartire più forte che mai.

Per la prima volta da quando la soap di Raitre è in onda, appuntamento immancabile per milioni di spettatori ogni giorno, dal lunedì al venerdì, da quasi 25 anni, la trama s’interrompe bruscamente la sera del 3 aprile, lasciando al pubblico il dubbio su quando rivedremo i nuovi episodi (forse a settembre o anche prima, chissà).

Nel mentre, confermando l’attitudine generale della tv generalista a puntellare il palinsesto di repliche, Raitre fa sapere che da lunedì 6 aprile ripartiranno gli episodi già andati in onda nel 2012: l’obiettivo è, infatti, quello di raccontare la genesi dell’amore tra Serena e Filippo visto che, proprio in queste settimane, abbiamo assistito a quella che sembra una rottura definitiva tra i due, una specie di A Marriage Story in chiave partenopea. Rivedremo, quindi, le gemelle, il buon vecchio Tommaso, ma anche Greta e gli altri. Il nastro si riavvolge di otto anni sollevando, però, un’obiezione nel cuore degli appassionati: visto che le teche Rai le custodiscono gelosamente e che non sono in alcun modo reperibili su Rai Play, perché non trasmettere, invece, le primissime puntate di Un posto al sole, quelle del 1996? La soluzione sarebbe gradita non solo agli affezionati che, in questo modo, potrebbero assistere alle storie della prima ora e rincontrare personaggi storici come la Contessa Palladini, Rita Giordano, Anna Boschi, Luca De Santis e Sonia Campo, ma anche ai neofiti che Un posto al sole non lo hanno mai visto e che vorrebbero dargli una possibilità in questa quarantena.

L’idea, naturalmente, si incastrerebbe perfettamente con il clima «amarcord» del quale la televisione si sta facendo portatrice negli ultimi anni, rispolverando i vecchi archivi e aprendoci uno spaccato non solo di come eravamo trent’anni fa, ma anche di come siamo cambiati. Ripartire da zero, tornare a Palazzo Palladini prima ancora che arrivassero Roberto Ferri e Marina Giordano, ma anche Giò, Carmen, Filippo, Giovanna e gli altri, sarebbe un modo come un altro per trasformare la quarantena in un’opportunità, lo stop forzato delle riprese in un’occasione per capire cos’è che ci ha stregato così tanto nel 1996, quando Wayne Dolyle pensò bene di realizzare una versione italiana di Neighbours, la serie australiana originale dalla quale Un posto al sole si è scollato quasi subito. E se proprio la terza rete non ha intenzione di accontentarci, forse potrebbe venirci in soccorso proprio Rai Play caricando le prime stagioni della soap sulla piattaforma: in attesa del grande ritorno, un ripasso più generale non sarebbe poi tanto male.

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