Economia e Welfare

Coronavirus, in Giappone aumentano i casi: Tokyo inizia la quarantena volontaria

All’indomani della clamorosa, quanto ormai scontata decisione di rinviare le Olimpiadi che si sarebbero disputate a Tokyo la prossima estate, il Giappone si prepara a nuove misure di sicurezza per fronteggiare l’epidemia di Covid-19. L’annuncio del primo ministro Shinzo Abe arriva a seguito di un repentino aumento del numero dei contagiati, cresciuto in 2 settimane da 1.101 a 4.065, un quarto dei quali localizzati nella capitale Tokyo, evidenziato da Focus. Tuttavia si tratta di una quarantena a metà: innanzitutto perché sarà valida solo su Tokyo e altre 6 delle 47 province giapponesi, ma soprattutto perché secondo la costituzione del Paese né il governo, né le prefetture possono vietare ai cittadini di uscire di casa. Il futuro incremento dei contagi verrà quindi deciso (anche) dalle scelte dei singoli cittadini giapponesi.

Proprio quando il Giappone sembrava essere stato risparmiato dal contagio a diffusione esponenziale che aveva investito l’Europa, il Paese del Sol Levante ha invece iniziato a osservare un incremento del numero di infetti registrati quotidianamente, passando da 150 di due settimane fa ai 1.116 di oggi. La decisione del governo tende ad arginare soprattutto il focolaio di Tokyo e delle 3 prefetture confinanti: Chiba, Saitama e Kanagawa. Inoltre il blocco interesserà anche la prefettura di Fukuoka, quella di Osaka e la vicina Hyogo, tutti luoghi in cui il numero di casi aumenta senza che si sia ricostruita la dinamica del contagio.

Tuttavia per la costituzione giapponese (scritta nel 1946, durante l’occupazione militare degli Alleati) non è possibile costringere i cittadini a rimanere nelle proprie case. Non saranno quindi previste sanzioni per chi esce e, in pratica, il provvedimento si traduce in un appello pubblico. In queste 7 prefetture i governatori chiederanno la chiusura di bar, cinema, karaoke e altri luoghi ricreativi, più l’annullamento degli eventi pubblici. Ospedali e supermarket rimarranno ovviamente aperti, mentre alle altre aziende, come dichiarato già oggi dalla governatrice di Tokyo, si chiede di fare solo il minimo indispensabile.

OTAKU. Allo stesso modo, subito dopo il rinvio delle Olimpiadi, la governatrice di Tokyo aveva già chiesto ai cittadini di non uscire di casa durante i fine settimana, se non per necessità. Se dal lunedì al venerdì della scorsa settimana le strade di Tokyo venivano calpestate da 2’383’000 persone al giorno, sabato e domenica questo numero è calato rispettivamente del 53.9% del 65,8%. Tuttavia è difficile sapere quante persone si adegueranno alle nuove richieste.

Nella cultura giapponese c’è sì un grande rispetto delle regole, ma sono molto forti anche il rispetto per il proprio lavoro e per le tradizioni. Fino a ora sono infatti poche le aziende ad aver abilitato il telelavoro. Esempi contrastanti arrivano anche dalle scuole private: alcune hanno inaugurato lezioni on-line, mentre altre, pur rispettando i giorni di chiusura richiesti, hanno comunque svolto la cerimonia di inizio anno scolastico (che in Giappone corrisponde all’inizio di aprile).

Non è chiaro se qui il contagio sia stato più lento grazie alla mera fortuna o ad alcune peculiarità della cultura giapponese, come un distanziamento sociale integrato o l’abbondante uso della mascherina (anche come accessorio o semplicemente per tenere caldo il viso). Tuttavia, ora che i numeri salgono a ritmi simili a quelli degli stati europei di un mese fa, la situazione richiede controllo. Quanto saranno severe le misure preventive, lo deciderà ogni cittadino giapponese.

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