Spossatezza, affaticamento, disturbi muscolari e del sonno potrebbero rappresentare una sgradita conseguenza della COVID-19. È la tesi di alcuni ricercato, ripresa da Focus, che temono il dilagare di una seconda epidemia: quella della sindrome da fatica post-virale, che potrebbe manifestarsi in una percentuale significativa dei pazienti guariti.
Un senso di stanchezza senza fine ed assenza di energia – in gergo medico, fatigue – viene spesso associato ai postumi delle infezioni virali. Per esempio la sindrome da fatica cronica o encefalomielite mialgica (CFS/ME), una condizione a lungo termine che comporta sintomi come estrema stanchezza non alleviata dal riposo, dolore cronico, confusione mentale, difficoltà nel sonno e nella memoria, si scatena spesso dopo un’infezione virale, non è chiaro se a causa del patogeno stesso (forse il virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi) o di una risposta eccessiva del sistema immunitario. E proprio l’iper attivazione del meccanismo di difesa dell’organismo fa pensare che anche la COVID-19 possa scatenare simili conseguenze.
GUARITI, MA STANCHI. Come riportato in un articolo sul New Scientist, i sintomi di una sindrome da stanchezza post-virale erano già stati evidenziati in alcuni pazienti sopravvissuti alla SARS nel 2003. Un piccolo studio condotto a Toronto (Canada) su 22 persone guarite dalla SARS, ma debilitate al punto di non riuscire più a recarsi al lavoro, ha evidenziato disturbi del sonno, affaticamento nelle ore diurne, dolori muscolari e debolezza diffusa, depressione: problemi analoghi a quelli associati alla sindrome da fatica cronica. Dato il ristretto campione, tuttavia, non è noto quale percentuale di guariti dalla SARS abbia riportato questi sintomi, né quanto a lungo siano durati.
TRAUMA O INFEZIONE? Vista la somiglianza tra il SARS-CoV-2 e il SARS-CoV (il coronavirus della SARS), e l’affinità tra malattie virali e sindromi da fatica cronica, è possibile aspettarsi casi simili anche nei guariti da COVID-19. Per quanto riguarda la SARS, una ragione dei problemi del sonno, dell’affaticamento e della depressione potrebbe essere rintracciabile nell’esperienza traumatica vissuta dai pazienti durante la malattia, e nei problemi legati all’isolamento dalle famiglie. Ma c’è anche la possibilità che questi sintomi siano il diretto risultato dell’azione del virus, capace di attaccare il sistema nervoso: particelle del virus della SARS sono state isolate nel citoplasma dei neuroni dell’ipotalamo e della corteccia cerebrale. Anche nei pazienti con COVID-19 stanno iniziando ad emergere evidenze di sintomi neurologici.