Giovedì 3 luglio 2014 alle ore 17:00 presso la Fondazione SUDD (Corso Umberto I, 35, Napoli), Beppe Savoldi presenterà ‘MISTER MILIARDO – Lo Ziballone’, una raccolta di aneddoti sportivi e di esperienze vissute. Interverranno Antonio Bassolino, il direttore di Link Samuele Ciambriello, Diego Belliazzi, Raffaella Iuliano.
Un ritorno che riporta alla luce antiche memorie – arrivato a Napoli per la cifra record di 1 miliardo e mezzo di lire più due giocatori, 4 stagioni in maglia azzurra in cui realizzò 77 gol, una Coppa Italia e un memorabile poker rifilato alla Juve nel lontano 1978. Basterebbe quella goleada per risvegliare il ricordo nel cuore di tanti napoletani, ma Savoldi ancora una volta vuole stupire tutti non per i dardi inflitti agli avversari ma per quello che riesce a dare agli altri, anche fuori dal campo.
Signor Savoldi, come è nata l’ idea del libro e di cosa tratta?
«Ho deciso di scrivere questo libro perché volevo rientrare in un discorso benefico. L’ Accademia del Tennis di Bergamo ogni anno organizza degli incontri alla memoria di Achille e Cesare Bortolotti, di Giacinto Facchetti e di altri personaggi che sono venuti a mancare. A questi incontri di tennis partecipano personaggi dello sport, dello spettacolo, musicisti, cantanti, e il ricavato viene dato tutto in beneficenza. Anch’ io volevo dare il mio contributo a questa iniziativa e ho scritto un libro. È una raccolta di episodi, per lo più aneddoti simpatici, accaduti nell’arco della mia vita e della mia carriera da calciatore e allenatore».
Da sportivo le chiedo qualche considerazione sulla recente disfatta dell’ Italia ai mondiali di calcio in Brasile. Quali sono stati gli errori commessi e in che modo è possibile risollevare le sorti della nostra nazionale?
«Calcisticamente parlando, Prandelli non mi ha mai entusiasmato e infatti ha mostrato difficoltà nel gestire un mondiale come questo. All’interno del libro parlo anche di mondiali e ci sono proprio delle battute che riguardano Prandelli e Balotelli. Faccio qualche esempio: c’è Balotelli che chiede a Prandelli di entrare solo per battere una punizione o un rigore altrimenti si stanca troppo, oppure dico, riferendomi a Prandelli e ad una nota pubblicità di cui è protagonista, – ‘speriamo che ritrovi la luce e l’ energia giusta per fare le sue scelte’. Questa ironia testimonia la mia mancanza di fiducia nell’ allenatore e nella squadra».
Quindi, secondo Lei, c’è stato un errore di fondo nella scelta dell’ allenatore e della squadra?
«Sì, perché Prandelli ha vinto poco e di esperienza internazionale ne ha ancora meno. Sono stati convocati giocatori come De Sciglio o Darmian, bravissimi ma inesperti, mancando di quella maturità che si assimila giocando in Champions o Europa League».
Lei è napoletano di adozione. Un giudizio sull’ ultima stagione del Napoli e sul lavoro di Benítez.
«Una stagione positiva al massimo. Un campionato eccezionale. Benítez è un allenatore dal respiro internazionale e sa come gestire i giocatori, soprattutto quelli che vengono dalla Spagna che lui conosce molto bene. Lasciando stare Higuaín che è un campione affermato, Benítez ha il merito di aver individuato e valorizzato talenti come Mertens, Callejón, Insigne».
Al Napoli manca il raggiungimento di un grande obiettivo, campionato o Champions League. Cosa bisogna fare nella prossima stagione per avere successo?
«Molto semplice – vincere con le squadre di media e bassa classifica. Il tallone d’ Achille del Napoli è stato quello di pareggiare o perdere contro avversari considerati abbordabili. Benítez deve lavorare per creare la giusta mentalità: inculcare che tutte le partite siano di capitale importanza».