Mai come in questo periodo, Napoli e la Campania sono finiti al centro di beceri dibattiti e mala informazione che dipingono gli abitanti partenopei come indisciplinati, inferiori e soprattutto rispettosi delle regole sol quando minacciati (con un lanciafiamme, si intende). Una narrazione da far accapponare la pelle, e su cui il sindaco De Magistris ha avuto molto da ridire di recente, sottolineando il senso di responsabilità dimostrata dal popolo napoletano, ma anche la volontà della stampa di riproporre stereotipi oramai superati per distrarre l’opinione pubblica dal fallimento del modello lombardo tanto millantato. Quanto accaduto in Lombardia, dove i contagi continuano a crescere nonostante ci si avvii impavidamente verso la fase 2, dovrebbe invece mettere al centro del dibattito pubblico l’importanza che per i governanti assume la tutela della salute dei propri cittadini che invece, sembrano essere divisi in sacrificabili e non sacrificabili. I primi torneranno a lavorare, probabilmente senza che sia possibile per loro rispettare il distanziamento sociale e tutte le precauzioni necessarie, perché Milano non si ferma.
Nonostante l’opposizione nord vs sud dovrebbe essere stata superata da un pezzo, le regioni, incoraggiate da una posizione poco incisiva di coordinamento nazionale, fanno a gara a mettere in discussione quanto stabilito a livello centrale, sforzandosi in tutti i modi di tirar fuori dal cilindro ordinanze ogni giorno più originali. Certamente sono molti quelli che mirano a trasformare il potere esercitato, a ragione o no, in questi mesi, in becero consenso politico, avviandosi a passo svelto verso le prossime elezioni regionali. È quanto sta facendo il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, il cui viso corrucciato è oramai diventato un meme che affolla tutti i social, e che intanto programma lo svolgimento delle elezioni regionali il prossimo luglio. Al di là della fattibilità di tali elezioni, come si spiega tanta fretta?
Il sindaco De Magistris parla, senza giri di parole, di un uso propagandistico della pandemia e di voti raccattati sulla pelle delle vittime del Coronavirus. Si stanno sfruttando i momenti di debolezza e di paura ai fini di competizioni elettorali, approfittando di un momento in cui l’attaccamento alla vita di ciascuno di noi presta il fianco ad autoritarismi e al cosiddetto pugno duro dimostrato dal Governatore campano.
Dal canto suo, il sindaco napoletano si augura di poter sospendere qualsiasi competizione elettorale e di unire le forze, mettendo temporaneamente da parte anche eventuali distanze di carattere politico: alle persone a cui manca una prospettiva per il futuro non si può rispondere con delle elezioni.
Eppure il logo della Regione Campania che occupa quasi l’intera mascherina consegnata in queste settimane ci ricorda che non tutti perseguono gli stessi fini, servendosi di mezzi subdoli e della paura che ha invaso le nostre case, acquistando ad ogni diretta facebook quel consenso cui si aspira.
Luigi De Magistris, intervistato da Mar Dei Sargassi, ha avuto anche modo di sottolineare come i sindaci siano stati tenuti fuori da qualsiasi provvedimento preso in queste settimane, nonostante si tratti di coloro i quali conoscono meglio di tutti i propri territori e le esigenze espresse dai propri concittadini. Infatti, numerose tematiche la cui gestione rientrerebbe normalmente nei compiti delle amministrazioni comunali, sono state assorbite dalle Regioni, probabilmente aggirando, con la giustificazione della pandemia, quel principio di sussidiarietà cui il nostro ordinamento costituzionale si ispira e che impone l’intervento del livello di governo superiore solo laddove quello inferiore e più vicino al territorio e ai cittadini non sia in grado di adempiere agli stessi compiti.
Un’ultima riflessione è però necessaria: vero è che la Campania in generale e Napoli in particolare hanno giocato d’anticipo, chiudendo scuole e molte delle attività produttive prima ancora che tali decisioni venissero prese definitivamente a livello centrale, tuttavia tali scelte sono frutto di una consapevolezza che va oltre questo preciso momento storico. La sanità campana ha subito negli ultimi anni gli effetti di politiche scellerate che hanno ridotto all’osso i posti disponibili negli ospedali e soprattutto in terapia intensiva, quindi l’unica alternativa è stata correre ai ripari prima che un vero e proprio sterminio di massa si abbattesse su di noi, e salvo poi, da parte della Regione, attaccare qualsiasi decisione del governo, e assumere come capri espiatori runner, famiglie, bambini pur di nascondere sotto al tappetto una situazione che è frutto di responsabilità precise e determinate. Eppure pare che nessuno voglia assumersi queste responsabilità. È possibile che se ne ricordino gli elettori?
A cura di Giusy Santella