Economia e Welfare

Libano, mentre le proteste insorgono in tutto il Paese per la più grave crisi economica dalla fine della guerra civile, il governo ha chiesto aiuto al Fondo Monetario Internazione

BEIRUT, Il Governo Libanese,  dopo una accurata valutazione ha rivolto una richiesta di aiuto finanziario al Fondo Monetario Internazionale (F.M.I.), in questo modo spera di arginare la peggiore crisi economica del Paese dalla fine della guerra civile risalente al 1990. A minare la stabilità del Paese a concorso anche il lockdown che è stato attuato al fine di contrastare e prevenire la pandemia (COVID-19) che sta sconvolgendo l’intero pianeta, la chiusura precauzionale si è solo aggiunta ai diversi problemi economici del Paese, attanagliato dalla morsa dei debiti, includendo l’inflazione in ascesa, una stretta sulla liquidità, il crollo della valuta e un primo default del debito sovrano. Durante una riunione del Gabinetto, è stato approvato all’unanimità un piano di riforme economiche, che dovrebbe ridurre l’enorme debito pubblico del Libano che raggiunge numeri vertiginosi dal 170 per cento del PIL a meno del 100. L’obiettivo è riattivare la crescita economica positiva a partire dal 2022. Il governo, sul binario parallelo, è alla ricerca di oltre 10 miliardi di dollari di sostegno finanziario oltre a 11 miliardi in sovvenzioni e prestiti già promessi da donatori internazionali nel 2018. Alcune fonti di stampa riferiscono che non sarebbe chiaro quanto verrebbe dalle casse dell’FMI.

Il primo ministro Hassan Diab, in un video sulla sua pagina Twitter ha detto: «Abbiamo fatto il primo passo sul percorso per salvare il Libano da una profonda crisi finanziaria. Sarebbe difficile uscirne senza un aiuto efficace e di grande impatto». L’FMI e gli organismi internazionali come le Nazioni Unite avevano più volte invitato il governo libanese ad accelerare l’approvazione del piano di riforme, dopo che all’inizio di marzo il capo del governo Diab, aveva annunciato ufficialmente il default del paese. Stando a quanto riferiscono i media, il piano di riforme approvato dal governo prevede, tra le varie misure, la ristrutturazione del debito pubblico e un intervento a sostegno del sistema bancario, al centro di forti pressioni da parte di risparmiatori locali e investitori esteri, e da più parti indicato come uno dei responsabili della difficile situazione economica. Questa particolare crisi economica che da mesi attraversa il Libano ha scosso il Paese che versa in uno stato di agitazioni senza precedenti contro carovita e corruzione. Nei giorni scorsi le proteste hanno ripreso vigore, con episodi di violenza e scontri tra manifestanti ed esercito, nonostante le misure restrittive imposte nel quadro della crisi per il coronavirus. Gli ultimi scontri si sono registrati due giorni fa a Tripoli, nel nord del Paese, tra manifestanti e forze dell’ordine. Secondo la Croce Rossa locale, si contano una trentina di feriti. Tensioni con relativi scontri si sono verificati anche a Beirut e in altre città del paese, da considerare che cortei di auto provenienti dalla regione montagnosa del Metn, a nord di Beirut, si sono diretti lungo l’autostrada costiera per interrompere la circolazione. Secondo la stampa locale, a Beirut, Sidone, Tripoli e in alcune località della valle orientale della Bekaa, si respira un’aria di ribellioni che potrebbero insorgere a breve. Questa è la fotografia attuale del Libano meglio conosciuto come consuetudine come il paese dei cedri, un paese che avrebbe da offrire una bellezza artistica, paesaggistica e storica tra le più interessanti nella fascia geografica in cui insiste.

A cura di Raffaele Fattopace

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