Cultura

L’Ischia film festival, quando il cinema scopre i territori

Si concluderà in questi giorni la dodicesima edizione dell’Ischia film festival, la kermesse cinematografica che si svolge a Ischia nello splendido Castello Aragonese. La manifestazione è nata nel 2003 da un’idea di Michelangelo Messina, fondatore e direttore artistico dell’evento, che voleva creare un festival in cui ci fossero opere attente alla promozione dei territori. E così, l’Ischia film festival è diventato un concorso internazionale, dove ogni anno sono presentati moltissimi film, lungometraggi, cortometraggi e documentari, che raccontano e riscoprono diverse location, con le loro storie e le loro culture. L’audiovisivo, con la nitidezza delle sue immagini è sempre stato un modo magico e accattivante, di descrivere un luogo, attraverso la narrazione di storie. L’Ischia film festival, quindi, vuole promuovere tutti quei prodotti filmici, che fanno delle location, il loro filo narrativo, portando all’attenzione del pubblico, posti nascosti, che spesso non sono conosciuti o comunque poco noti. Anche quest’anno, l’evento con il suo interessante programma ha riscontrato un ottimo successo e una grande partecipazione da parte del pubblico.

Ne abbiamo parlato con Enny Mazzella, direttore organizzativo dell’evento.

 

L’Ischia film festival è l’unico concorso internazionale dedicato a opere che promuovono i territori ed è ormai alla sua dodicesima edizione, da cosa nasce l’idea di organizzare un evento del genere?

«Tutto nasce da un’idea di Michelangelo Messina, il direttore artistico, lui ha avuto una formazione nel mondo del turismo, poi è diventato location manager nel cinema e ha maturato l’idea di un festival per opere che promuovessero differenti location. Il festival è nato come un piccolo progetto, ma ci siamo resi conto che già dalla fase di strartup ha ricevuto una grossa attenzione da parte dei media, diventando così anno dopo anno, un grande festival internazionale. A noi interessa far conoscere luoghi sconosciuti, che spesso sono ignorati, ma che sono favolosi, basti pensare a molti territori dell’Italia del sud».

Quanto crede che il Festival promuova il territorio di Ischia dal punto di vista turistico?

«La promozione di Ischia è sicuramente una prerogativa di questo festival. Ischia, a parte la famosa festa di San’Anna, non ha altri eventi programmati con cadenza annuale, nonostante siano organizzate molte manifestazioni, non si conoscono con molto tempo d’anticipo. Una delle forze del festival, invece, è che da Agosto si conoscono le date per il prossimo anno, così molti turisti, tra cui anche appassionati di cinema, attratti dall’idea di partecipare a una manifestazione dove si vedono moltissimi film internazionali, in una location favolosa, come quella del Castello Aragonese, scelta perché per noi è il simbolo dell’isola, decidono di prenotare le loro vacanze nella data del festival. Negli anni abbiamo riscontrato una presenza assidua di turisti, questo ci inorgoglisce».

Oltre la scelta di film che promuovono territori, nella selezione delle opere è importante anche la presenza di temi sociali di una certa rilevanza?

«Nei primi anni si pensava di avere un concorso solo opere che valorizzassero i territori, ma poi ci siamo resi conto che in alcuni territori è importante che siano raccontate le loro storie, come nei luoghi distrutti o dove i diritti umani sono del tutto inesistenti. Così è nata una sezione speciale del festival, che si chiama “Location negate”, che ha un suo vincitore, dove appunto ci sono le opere che raccontano situazioni diverse. Un’atra sezione importante è quella dedicata alle opere del Nord Europa, dove c’è una filmografia che altrimenti non sarebbe arrivata in Italia. E ogni anno dedichiamo una sezione ad alcuni eventi importanti, ad esempio quest’anno ci sono stati gli anniversari dei trent’anni della morte di Edoardo De Filippo, dei venti anni dalla morte di Massimo Troisi e quindi scegliamo film che in qualche modo possano ricordare le speciali ricorrenze. Quest’anno, infatti, abbiamo chiamato Bille August, regista premio oscar danese, che ha portato, per ricordare il grande Nelson Mandela, scomparso quest’anno, il suo film girato nel 2007, Goodbye Bafana».

Vuole farci un pronostico sui film favoriti per quest’edizione?

«Noi non riusciamo a fare pronostici, la giuria è completamente libera nella sua scelta. Il nostro lavoro finisce con la selezione dei film per il festival, quest’anno ne sono arrivati oltre cinquecento e in programmazione ce ne sono un centinaio. Noi attendiamo i vincitori come gli spettatori, è giusto che il concorso sia completamente indipendente».

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