In giorni come quelli che stiamo vivendo grazie alla pandemia, quando siamo costretti a vivere tra le mura domestiche, una buona idea è stata quella di accettare il pressante invito del mio editore e di dedicare utilmente il tempo a descrivere per contemporanei e posteri il lungo periodo in cui sono stato relegato tra mura ben più tristi ed avvolgenti, quelle del carcere di Rebibbia, che ha avuto l’onore di ospitarmi per 2 anni e mezzo, dopo 3 anni e più di latitanza e prima di 2 anni e mezzo di domiciliari, che costituiranno oggetto di un altro libro.
Come si arguisce dal titolo per chi come il sottoscritto ha avuto modo di trascorrere un breve quanto intenso viaggio nell’inferno di Poggioreale (a tale proposito invito i lettori a consultare in rete il mio libro sull’argomento, digitando il titolo: Le tribolazioni di un innocente) il soggiorno nel penitenziario di Rebibbia è stato poco meno che una vacanza.
Alla fine del libro, oltre ad una trentina di foto, vi è un’appendice documentaria, che illustra, anche se parzialmente, la mia intensa attività in favore dei carcerati, attraverso interviste a giornali e televisioni, incontri scontri con ministri e parlamentari in visita ufficiale e soprattutto più di 100 lettere pubblicate dai principali quotidiani.
Pochi cenni al lungo periodo dei domiciliari, giusto per sottolineare il cattivo utilizzo delle forze dell’ordine e la vergognosa inefficienza del tribunale di sorveglianza.
Nel ricordare che mentre ero recluso ho scritto un libro illustrato da mio nipote Leonardo, dedicato ai bambini, ma anche ai grandi, consultabile in rete digitando il titolo: Le favole da Rebibbia, che ha avuto fino ad ora circa 100.000 lettori telematici, non mi resta che augurarvi buona lettura, con la preghiera di diffondere la mia fatica letteraria tra parenti, amici, collaterali ed affini
A cura di Achille della Ragione