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Malavita ed affari: come la pandemia diventa un’opportunità per Cosanostra

Colpo al clan Acquasanta con l’operazione “Mani in pasta”: 91 arresti in nove regioni d’Italia

Alle prime luci dell’alba ieri, il blitz coordinato dalla Dda di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, ha fermato il clan dell’Acquasanta: finiti in manette tutti i mammasantissima di storiche famiglie mafiose palermitane come quelle dei Ferrante e dei Fontana per associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa. Il piano ideale, sfruttare la crisi prestando soldi a usura, interessandosi ad aziende sul lastrico offrendo “aiuto” di qualsiasi genere ai disoccupati e in cambio affiliare nuovi adepti al clan, stilando così una lunghissima lista di attività commerciali sottoposte al racket del pizzo. Sono stati sequestrati beni del valore di circa 15 milioni di euro, tra attività come appalti, lavori nei Cantieri navali di Palermo, mercato ortofrutticolo e gestione di scommesse online e delle slot-machine, oltre che al traffico di droga e corse dei cavalli. L’operazione è in corso in Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania e sono impegnati 500 uomini delle Fiamme Gialle, con l’appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta.
Con il lockdown ed il distanziamento sociale è conseguente la crisi economica e le organizzazioni criminali stavano cercando di organizzarsi per fare colpo, poiché la loro peculiarità da sempre è sfruttare questi momenti di profonda crisi, così afferma anche il giudice per le indagini preliminari, Piergiorgio Morosini che ha disposto gli arresti: “una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un ‘interessato sostegno’ potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell’organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario” ed aggiunge “i componenti dell’organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l’usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive, in tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza tra operatori economici sul territorio e indebolendo i meccanismi di protezione dei lavoratori-dipendenti”.
Stiamo sicuramente parlando di una situazione difficile ed allarmante, da combattere e ostacolare in ogni modo e che le organizzazioni criminali usano a loro favore. Esse fin dalle loro origini, nella prima e seconda metà dell’Ottocento, hanno sfruttato ogni cambiamento o disordine sociale per riaffermare la loro centralità, come un tumore che continua a generare metastasi.

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