È lo spazio la variante chiave della scuola che verrà, quella che al ministero dell’Istruzione stanno cercando di preparare per il ritorno in classe a settembre. Bisogna distanziare i banchi e, non potendo allargare le aule, bisognerà dimezzare le classi. Per non creare assembramenti l’ipotesi è di fare ingressi e uscite scaglionate. La domanda è se questo basterà per far rientrare tutti negli istituti italiani.
Nelle classi, prima della chiusura, c’erano 7 milioni e mezzo di alunni dalla scuola materna alle superiori, secondo le stime di VanityFair.
In tutto circa 370mila classi. La media di alunni per classe però variava molto per tipo di scuola e regione: si va da classi di meno di 15 alunni a classi dove di ragazzi, in particolare all’inizio delle superiori a Roma e Milano, ce ne sono anche trenta. Non esisterà più il compagno di banco perché ogni postazione dovrà essere singola e a due metri di distanza da quelle che la circondano. La foto di classe è già sparita.
Per le superiori la soluzione proposta dalla ministra Azzolina è quella di ricorrere in caso di necessità alla didattica mista: lezioni in presenza e a distanza per non dividere le classi e dover aumentare il numero degli insegnanti. Il problema è poter garantire il collegamento con qualità adeguata a tutti. Il rischio maggiore è che la distanza porti a perdere gli studenti già a rischio.
Questa soluzione non è applicabile secondo la commissione Bianchi che sta studiando il futuro della scuola. Fra le ipotesi che propone quella di ridurre la durata delle lezioni: invece di 60, i moduli di lezione delle scuole superiori potrebbero diventare di 45. Se la classe è divisa in due gruppi, ognuno avrebbe 20 ore di lezione e le altre 10 potrebbero essere fatte con lavori a distanza. In questo caso gli insegnanti non supererebbero il loro tetto di ore.
Il tetto del numero di studenti per classe non è stato indicato ufficialmente e potrebbe variare per ordine di scuola, ma è facile immaginare che la cifra stia fra 15 e 18 al massimo (già 20 è un numero troppo alto). Per le elementari il numero potrebbe essere sotto 15: 10-12 alunni al massimo per le classi dei più piccoli come è già stato fatto in Francia nelle zone più svantaggiate del paese.
I comuni dovranno cercare spazi alternativi in base alle richieste delle diverse scuole che dovranno rifare le scuole. Secondo i calcoli della Cisl bisognerebbe aumentare il numero di classi di una volta e mezza solo per materne ed elementari e servirebbero 80mila educatori e 70mila maestri.
Prima c’è però l’esame di maturità, che ha linee di definizione, ma non sembra avere esaminatori. Gli uffici scolastici regionali sono alla ricerca di docenti e dirigenti scolastici per la prova che sarà solo orale per quasi 500mila studenti. Il termine per presentare le candidature a presidente di commissione è scaduto lo scorso 6 maggio e in molte regioni non c’è personale a sufficienza.
Secondo Antonello Giannelli, che guida l’Associazione nazionale presidi: «Ad incidere è certamente la preoccupazione per il contagio da Coronavirus, ma non solo. A rallentare le operazioni anche per il fatto che il protocollo sanitario che accompagnerà la maturità si è conosciuto soltanto sabato scorso. Molti volevano capire quali misure occorreva prendere per svolgere gli esami in sicurezza. E la considerazione che durante gli esami occorrerà attivare le stesse misure di sicurezza che dovremo seguire quotidianamente dovrebbe consentire di superare il problema».
Prima ancora dell’esame di maturità vengono gli scrutini. Se è certo che tutti saranno ammessi alla prova non è altrettanto certo che, nelle altre classi, la promozione sia automatica (peseranno assenze e comportamento) e senza debiti. Le insufficienze non saranno causa di bocciatura, ma compariranno nel documento di valutazione. Per chi è ammesso alla classe successiva con votazioni inferiori a 6 decimi sarà predisposto dai docenti un piano individualizzato per recuperare, nella prima parte di settembre. Il piano sarà allegato al documento di valutazione conclusivo. Lo stesso vale anche per i passaggi fra scuole di grado diverso con piano di recupero da svolgere durante l’anno.