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De Laurentiis esclusivo: “Sarri mi tradì, lasciò il Napoli per i soldi”

Ancora oggi, a settantun anni, Aurelio De Laurentiis abbandona virtualmente ogni giorno gli uffici della Lega salendo sullo scooter del primo che passa e, senza casco, si fa accompagnare in stazione mandando platealmente tutti a quel paese. «Sono molto incazzoso, ma dopo cinque minuti via, tutto finito, come se nulla fosse accaduto, e torno a essere dolce e affettuoso. Chi non mi conosce si stranisce. L’incazzatura-lampo mi ha salvato la vita, se così non fosse invece di un solo infarto ne avrei avuti dieci, forse sarei già morto». L’impudenza sottilmente narcisistica di confessare la sua “piromania” prima di esaltare il lato brillante e visionario. De Laurentiis ha uno sguardo “dilatato”, tiene sempre a fuoco quanto accade nel mondo e ciò che provoca ritardi, spiazzamenti dentro la gente di calcio. Lui li chiama «i prenditori». Sabato sono rientrato tardi in hotel – gli dico – e ho acceso su Raiuno proprio mentre stavano trasmettendo lo sketch del balletto imposto da suo zio Dino ad Alberto Sordi, straordinaria la somiglianza fisica tra voi, e lo stesso timbro di voce, poi. «Forte, lo stavo vedendo anch’io. Negli ultimi anni in America avevamo entrambi la barba e la gente ci scambiava per fratelli».

Subito Sarri, la finale-nemesi.

«Nemesi storica» sorride. «Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, e aveva ancora due anni di contratto. Ricordo che a febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, parlammo di tante cose ma non accennò a chiusure, a separazioni, mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società».

Ma vi ha fatto vivere tre stagioni indimenticabili.

«È diventato il deus ex machina, ma anche nel calcio vale la regola del cinema dove per fare un buon film sono necessari un ottimo regista e un ottimo produttore, sono i genitori dell’opera dell’ingegno. Naturale che l’imprenditore dia delle indicazioni e che gli sia riconosciuta una parte del merito nel successo, non solo la colpa nella sconfitta. Chi ha preso Cavani? Il sottoscritto. E Mazzarri? Il sottoscritto. E Benitez? Sempre il sottoscritto. E Higuaìn? E Sarri? Quando lo scelsi tappezzarono la città di striscioni contro di me».

Gattuso è più compatibile con la realtà calcistica napoletana? “Avevo chiamato anni fa Rino Gattuso per fargli fare un film insieme a Totti. Ci avevo pensato per davvero”. Questo il curioso retroscena rivelato dal presidente del Napoli (e della Filmauro) Aurelio De Laurentiis durante l’intervista concessa al direttore del Corriere dello Sport-Stadio Ivan Zazzaroni. “Questa non la sapevi, vero? – ha poi proseguito il presidente azzurro – Rino me l’ha ricordato l’altra sera dopo la partita di Coppa Italia con l’Inter”.

Totti e Gattuso erano stati già in passato protagonisti di alcuni sketch televisivi per una nota azienda di telefonia. Il loro feeling davanti alla camera da presa, quindi, non è una novità. Certo, i tempi sono cambiati ma l’idea del presidente De Laurentiis potrebbe sempre essere ripresa in futuro, sfruttando magari la grande amicizia che lega l’ex capitano giallorosso all’attuale tecnico del Napoli. Non è una novità che lo stesso Totti, quando ancora era dirigente della Roma, chiamò Rino per chiedergli la sua disponibilità a sedere sulla panchina giallorossa. Alla fine non se ne fece nulla e a dirigere la squadra arrivò Fonseca con la successiva clamorosa rottura fra Totti e la dirigenza.

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