Ha preso ufficialmente il via da Napoli la campagna nazionale di raccolta firme per portare in Parlamento la legge di iniziativa popolare sulla tariffa unica RC Auto. La proposta, che come deputati del PD io e Leonardo Impegno abbiamo deciso di sostenere, nasce da un’idea del comitato promotore composto – oltre che da me e da Leonardo – da Giovani Democratici, Comune di Napoli (attraverso l’assessore al Lavoro Enrico Panini), associazione Radicali per la “Grande Napoli” e Federconsumatori Campania. Alla base del progetto di legge, che abbiamo già depositato in Cassazione l’8 maggio scorso, c’è l’introduzione della cosiddetta “tariffa unica nazionale”e cioè il meccanismo che premiando a prescindere dal luogo di residenza con la tariffa migliore in Italia gli automobilisti che non hanno compiuto incidenti negli ultimi 5 anni conta di abbattere una volta e per tutte le inaccettabili discriminazioni territoriali a carico delle città del Sud, Napoli in primis.
Oggi, infatti, per assicurare lo stesso veicolo un automobilista napoletano, a parità di classe di appartenenza, è costretto a pagare il quadruplo rispetto allo stesso automobilista di Bolzano. Di fronte a una disparità del genere appare evidente che combattere le frodi è giusto ma se non si abbatte prima questo divario mettendo innanzitutto mano al sostanziale oligopolio delle compagnie assicurative nessuna misura sarà davvero e concretamente efficace. Per far approdare il progetto di legge in Parlamento però è necessario un grande sforzo collettivo, non solo da parte del Sud: 50mila infatti sono le firme necessarie ma nel frattempo, per dare maggior forza all’iniziativa, io e Leonardo abbiamo già provveduto a depositare alla Camera una proposta di legge dal contenuto sostanzialmente analogo. Sappiamo benissimo che non sarà una battaglia facile e sappiamo pure che troveremo forti resistenze, anche in Parlamento. Eppure andremo avanti, anche perché i segnali che siamo sulla giusta strada ci sono tutti. All’indomani della presentazione della iniziativa a Montecitorio, infatti, l’Ania, l’associazione delle imprese assicurative, si è scagliata subito e duramente contro il nostro progetto definendolo “incostituzionale” e di “sapore elettorale”. Ma a differenza di quanto affermano gli assicuratori le misure e gli interventi previsti dalla nostra proposta sono assolutamente fattibili.
Come abbiamo dimostrato in sede di presentazione, infatti, il progetto di legge mira non solo ad eliminare le discriminazioni territoriali ma anche a riportare nell’alveo della legalità tutti quei casi in cui, per via delle tariffe troppo esose, i cittadini si trovano costretti a rinunciare all’assicurazione obbligatoria. Perciò, come abbiamo detto all’Ania, noi siamo disponibili ad un confronto per illustrare nel dettaglio utilità e fattibilità della nostra proposta ma a patto che al centro del dialogo restino l’interesse dei cittadini e il loro sacrosanto diritto a non dover subire discriminazioni e pregiudizi per il sol fatto di risiedere in una determinata città o in una determinata regione. Su questo punto non si torna indietro. In queste settimane, durante le quali abbiamo tenuto tra Napoli e provincia diverse iniziative sul territorio per illustrare in dettaglio la nostra proposta, molti ci hanno chiesto perché due deputati sostengono una legge di iniziativa popolare. Ebbene, il motivo è che del sostegno popolare noi avremo assolutamente bisogno per condurre in Parlamento quella che si preannuncia una battaglia difficile. Basta ricordare quello che è successo alla Camera quando si è discusso il decreto “Destinazione Italia”. Già in quell’occasione come deputati campani del PD avevamo proposto un emendamento all’articolo 8 (relativo alle assicurazioni automobilistiche), che prevedeva l’istituzione della tariffa unica nazionale ma poi, com’è noto, tutta la materia relativa alle assicurazioni è stata stralciata dal decreto per diventare oggetto di un successivo provvedimento ad hoc da parte del governo. Tuttavia, nelle more dell’adozione del disegno di legge da parte dell’esecutivo, spettava a noi fare la prima mossa, mantenendo gli impegni e riportando in Parlamento una questione, quella della discriminazione territoriale in materia di tariffe Rc Auto, sulla quale non si può e non si deve più sorvolare. Anche perché, non da ultimo, oltre che di una questione di giustizia sociale si tratta di un problema di pubblica sicurezza visto che per via dei prezzi esorbitanti ormai raggiunti dalle tariffe sono ben 4 milioni e mezzo in veicoli che in Italia ormai circolano del tutto senza assicurazione.