Terra e sassi…
un pallone…
dieci persone al tuo fianco…
undici di fronte a te…
un fischio lungo e secco…
la palla che per un attimo supera la linea del centrocampo
e che ritorna velocemente indietro…
le maglie che si mischiano…
Questo è quello che più ami…
Questa può essere definita la stagione più pazza del Napoli che ha iniziato il proprio percorso lasciando a casa animo, gioco, obiettivi.
Sembrava essere un’annata da dimenticare, giocatori ormai lontani dal mondo azzurro innanzitutto con la testa.
E poi è arrivato Gattuso, quasi in sordina, che ha preteso due cose: pedalare e senso di appartenenza. Sei mesi dopo, con il covid di mezzo, quelle due richieste sono state accolte dai suoi ragazzi.
Il Napoli di Rino Gattuso ha così vinto la 73.a edizione della Coppa Italia battendo 4-2 la Juventus ai calci di rigore. Senza reti i novanta minuti regolamentari della finale dell’Olimpico con lo 0-0 tenuto in piedi al 93′ da un doppio miracolo di Buffon prima su Maksimovic e poi su Elmas con l’aiuto del palo, il secondo per il Napoli dopo quello colpito su punizione da Insigne al 24′. Nella serie dal dischetto decisivi gli errori di Dybala e Danilo.
Il primo trofeo non si scorda mai. Rino Gattuso si è preso la rivincita sulla Juventus in Coppa Italia, conquistando la prima coppa da allenatore e portando il Napoli ad alzare per la sesta volta nella propria storia il trofeo. Con una partita attenta in pieno stile ripresa, gli azzurri hanno saputo soffrire nella prima parte di gara per poi spaventare in più di un’occasione la Juventus, colpendo due pali nei novanta minuti e mostrando grande freddezza dagli undici metri. Infallibili gli uomini scelti dal tecnico azzurro dagli undici metri; distratti e poco lucidi quelli mandati da Sarri all’appuntamento col destino.
Questa è una vittoria di Amore e Rispetto per il popolo e la maglia, sudata e meritata. “La vita mi ha dato di più di ciò che ho dato. Mi ha fatto diventare quello che son diventato, un uomo. Quello che è successo a me non lo accetti, però il calcio mi ha fatto cristiano e uomo, io ho dato sicuramente molto meno. Per me è un lavoro serio, che faccio con grande passione. So che non posso mollare di una virgola”. Emozione alle stelle per Rino Gattuso. Il tecnico commenta con parole toccanti la Coppa Italia appena conquistata alla guida del suo Napoli: “Tante volte mi arrabbio, voglio vedere gente che abbia passione – ha detto ai microfoni Rai – L’ho fatto per tantissimi anni, non ho nessun rancore né rimorso. Voglio questo dai giocatori. Bisogna lavorare con grande serietà. C’è un dio del calcio che alla fine ti fa raccogliere tutto quello che semini. Champions? Abbiamo il dovere di fare queste ultime partite con rispetto, non dobbiamo pensare che un obiettivo l’abbiamo portato a casa. Abbiamo il dovere di provare la rincorsa, abbiamo tanti punti di distacco ma ci giochiamo tutto con meno pressione mentale”.
Ma diciamoci la verità miei cari lettori, da quanto tempo mancavano queste emozioni? Il calcio ha significato troppo per me e per chi come me ha amato il calcio fin da bambina e continua a significare troppe cose. Dopo un po’ ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una catastrofe perché il Napoli fa schifo o viceversa. Sono andata a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzata per il Napoli quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo… Okay, va bene tutto! Ma… non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai due a uno in una finale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa… E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo, e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stata decisiva come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stata a chi fregherebbe niente del calcio? Perché, in fondo se ci pensate, il calcio è sì solo correre dietro una palla, ma con quella palla molto spesso corre anche la vita, con le sue aspettative più forti, le sue emozioni più sentite. E se a quella palla riesci a dare il calcio giusto, ti pare che sia la tua stessa vita a viaggiare lontano e a infilarsi nella porta e portarti alla vittoria.