Il 24 giugno alle 16 Salotto Fiorentini 21 ha ospitato sulla sua pagina Facebook un importante dibattito riguardante la riforma della giustizia e il mondo carcerario, con gli interventi del Garante delle persone private della libertà della Regione Campania Samuele Ciambriello, del Sostituto procuratore Generale di Napoli Catello Maresca e dell’avvocato e professore di diritto penale Enrico Napoletano. I temi trattati sono profondamente attuali e delicati, a cominciare dal blocco che continuano a vivere i tribunali, che probabilmente riprenderanno la propria attività proprio nel periodo in cui solitamente chiudono i battenti. Così come sottolineato anche dal Garante campano, problematico è l’utilizzo delle risorse umane, troppo spesso insufficienti: la dimostrazione si è avuta in questo periodo di emergenza sanitaria in cui i magistrati di sorveglianza si sono trovati oberati di lavoro ma in mancanza di personale che potesse assisterli nello svolgimento delle proprie funzioni, per carenza strutturale e necessità di utilizzare lo smart working laddove possibile.
È in particolare sul tema carcerario che si soffermano le criticità espresse dagli ospiti. Il carcere non è la soluzione al problema della sicurezza, bensì un problema da risolvere. Non può essere la sola risposta nei confronti di chi ha commesso un reato: questo quanto affermato da Samuele Ciambriello, che ha sottolineato l’importanza di sviluppare pene alternative al carcere, perché il nostro possa definirsi uno Stato realmente democratico.
È importante comprendere che dignità nell’espiazione della propria pena e bisogno di sicurezza pubblica non sono inconciliabili, dunque uno dei temi maggiormente problematici sollevati è quello della gestione sanitaria negli istituti penitenziari, da undici anni di competenza delle singole regioni.
Sono necessari più presidi sanitari all’interno degli istituti, così si sarebbe potuta evitare la scarcerazione di detenuti pericolosi che ha aumentato la percezione di impunità all’esterno: questa la posizione espressa dal procuratore di Napoli che ha fin dall’inizio dell’emergenza sottolineato la difficoltà di conciliare tali decisioni della magistratura con la richiesta di sicurezza pubblica proveniente dall’esterno.
Tuttavia, come sottolineato dal Garante campano, non esistono in Italia istituti penitenziari in cui i detenuti possano essere curati, soprattutto se affetti da gravi patologie. Indicative sono le situazioni in cui si trovano alcuni reclusi-anche ergastolani in regime di 41 bis- trasferiti in carceri campane: essi non ricevono le cure di cui hanno bisogno in carcere bensì in un apposito reparto detentivo istituito presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli, sezioni che dovrebbero essere presenti in tutte le regioni.
Dunque, prescindendo da singoli casi e appurata la difficoltà-se non l’impossibilità- di ricevere in carcere cure analoghe a quelle a cui ci si sottoporrebbe all’esterno, bisogna pensare a una radicale riforma del sistema carcerario, che non può non passare attraverso una riforma delle misure alternative alla detenzione, che dovrebbe essere l’extrema ratio, così come sancito chiaramente nel nostro ordinamento. Concorde si è detto l’avvocato Enrico Napoletano che ha sottolineato come la finalità rieducativa della pena abbia completamente fallito il proprio scopo.
Il dibattito ha messo in evidenza la mancanza di una sensibilità governativa nei confronti del tema giustizia, ma in particolare un disinteresse totale nei confronti del carcere. Non è mai stata dichiarata l’emergenza carceraria e le dimissioni cui abbiamo assistito confermano una sottovalutazione del problema nella gestione: queste le dure parole del Procuratore Maresca.
In conclusione, un augurio non solo di riforma dell’intero assetto della giustizia ma di un cambiamento che riguardi lo stesso territorio che abitiamo. Bisogna togliere linfa alla malavita organizzata: il Garante Ciambriello teme per i minori che rappresentano la forza e le aspettative della criminalità organizzata, che continua a sostituirsi alle istituzioni, laddove esse sono assenti, mettendo in serio pericolo la vita e l’intero percorso umano di giovani e fragili vite che abitano i nostri territori.
A cura di Giusy Santella