C’è un’agricoltura che riparte alla grande, è quella digitale, è l’Agricoltura 4.0.
Detto in altro modo: chi ha investito in tecnologia, chi ha dedicato il proprio tempo, anche durante il lockdown, a diventare più “smart”, a capire l’importanza dell’innovazione digitale, oggi può sentirsi più recettivo alle tante opportunità che provengono proprio dalla digital transformation.
La pandemia ha insegnato che le attività agricole non si fermano mai, ma anche che il futuro si disegna solo con un nuovo scenario, fatto di adozioni di strumenti tecnologici innovativi, oggi proponibili per tutti i processi produttivi in agricoltura e per tutte le esigenze delle filiere agroalimentari, dal campo al consumo.
Prendiamo, ad esempio, nel campo agricolo, i monitoraggi a distanza dei campi coltivati attraverso l’uso della sensoristica più avanzata, l’impiego dei droni per alcune operazioni complesse, l’automazione di alcune fasi produttive.
Oggi c’è una vasta gamma di software per la rilevazione e l’interpretazione di parametri pedologici, ambientali, vegetazionali, produttivi. Il monitoraggio di questi parametri, attraverso sensori, consente diversi vantaggi: risparmiare mezzi tecnici ed energia, ridurre perdite di vario genere, pianificare gli interventi irrigui, fitosanitari o di nutrizione attraverso sistemi di predittività, migliorare, in definitiva, la produttività e la qualità della produzione.
Tutto questo va sotto il nome di Agricoltura di precisione, vera e propria nuova materia di studio anche per i tecnici agricoli, nota agli esperti anche come Agricoltura sostenibile, applicabile in pieno campo, ma anche in serra, dove, in ambiente confinato, si può governare l’intero processo produttivo con risultati eccellenti. Oggi, poi, il sistema della sensoristica consente di trasmettere, in tempo reale, le misurazioni rilevate al proprio smartphone o tablet, permettendo così all’imprenditore di intervenire in modalità remota anche rimanendo distante dal sito interessato.
Sensori piazzati in pieno campo o in serra, ma anche sui droni o sui trattori. La dronistica in agricoltura ha fatto passi da gigante rispetto alle prime sperimentazioni di 3-4 anni fa. Oggi i droni sono equipaggiati con sensori al visibile, multispettrale e termico, fornendo in real time mappe sullo stato delle colture. Essi si propongono anche per la distribuzione mirata di prodotti per l’agricoltura di precisione, sia liquidi, che granulari o in polvere, selezionando addirittura le aree ove intervenire, sulla base di algoritmi di big data analysis e app di supporto decisionale.
L’agricoltura, si sa, è un settore che include una forte componente manuale ed alcune fasi produttive, come ad esempio la raccolta (o i lavori in campo florovivaistico), richiedono un forte impiego di manodopera, con tutte le implicazioni che questo tema reca con sé. E qui interviene l’automazione, attraverso la robotica, mediante lo sviluppo di macchine in grado già di sostituire l’uomo e la sua intelligenza, con risultati sempre più rilevanti. Oggi per molte colture esistono robot (o “farmbot” come qualcuno li ha battezzati) in grado di raccogliere frutta ed ortaggi con precisione (da buona ad ottima), nei riguardi degli standard di maturazione del prodotto e della manipolazione dello stesso. Se oggi vi sono robot in grado di raccogliere le fragole senza creare danni al frutto e selezionando solo quelli di un certo colore, vuol dire che si stanno raggiungendo risultati che qualche anno fa si ritenevano impensabili. Ovviamente, quello che ancora non è possibile garantire, nella maggior parte dei casi, è la velocità di esecuzione nei confronti della raccolta manuale, ma va anche tenuto conto che i robot possono lavorare h24 in qualsiasi condizione ambientale anche sfavorevole.
Ma l’innovazione digitale è entrata, ormai da tempo, anche nei processi di lavorazione e di trasformazione del prodotto, dove è possibile governare quasi tutte le fasi di lavoro e soprattutto di gestione digitale dell’impresa.
Gli algoritmi di intelligenza artificiale e di machine learning per l’analisi dei dati, per effettuare predizioni, per quello che riguarda il supporto alle decisioni e per l’analisi del rischio, sono realtà consolidate che le aziende e le startup ICT sono in grado di fornire alle imprese agroalimentari.
Le Reti IoT, l’Internet of Things possono consentire servizi di gestione avanzati, come le piattaforme tecnologiche evolute di e-commerce (fino alla food delivery, oggi molto attuale), la digitalizzazione dei processi di trasformazione, l’ottimizzazione della logistica (interna ed esterna all’azienda), la riduzione degli sprechi, lo smart packaging.
Senza parlare dell’impatto che sta portando, anche nell’agrifood, l’impiego della blockchain, in grado nei prossimi anni di rivoluzionare il mercato e l’approvvigionamento del food&wine. Il suo successo nella filiera agroalimentare, o quantomeno l’attenzione che sta ricevendo da parte delle imprese più attente e recettive all’innovazione digitale, è attribuibile anche alle recenti disposizioni, europee e nazionali, sulla tracciabilità delle derrate agricole e sull’etichettatura, che si appresta a diventare sempre più “intelligente”.
Acquirenti, consumatori, venditori, distributori, tutti oggi vogliono (direi “debbono”) sapere dove si trova il cibo durante il suo percorso. Esiste già una tracciabilità (e rintracciabilità) normativa che si attua attraverso una catena di controlli che generano soprattutto materiale cartaceo in cui i lotti sono descritti e catalogati. Pensiamo ai piani di controllo delle dop/igp, in apparenza piuttosto pervasivi e rigorosi, che in realtà consentono di modificare l’informazione di partenza in presenza di alert e/o di warning. La blockchain è, invece, un protocollo tecnologico in grado di gestire tutti i passaggi lungo la supply chain, sostituendo la discrezionalità dell’agente di vendita e del vigilatore, con un sistema digitale semplificato costituito da un unico registro distribuito, condiviso e non modificabile.
Il vantaggio è per tutti gli operatori della filiera ed anche per il produttore agricolo che riceve il pagamento in tempi più ragionevoli risparmiando anche sulle spese di intermediazione e di controllo.
Nel campo della tracciabilità e della certificazione dell’origine del prodotto o della materia prima, l’innovazione tecnologica consente oggi di acquisire maggiori certezze rispetto al passato, a beneficio di produttore e consumatore. Attraverso l’utilizzo della cosiddetta biofingerprint è possibile, infatti, ricavare l’impronta biochimica resa digitale attraverso l’intelligenza artificiale e rilevabile con dispositivi portatili, che traccia le molecole che compongono il prodotto, con certezza dell’origine dello stesso. Tale impronta viene quindi inserita in blockchain, dando così inizio al percorso di tracciabilità del prodotto, non più modificabile e con garanzia assoluta sull’origine.
In definitiva, tanti strumenti e servizi innovativi a disposizione per un imprenditore agricolo sempre più smart e attento a valori come la sostenibilità e il risparmio energetico. Siamo passati dalla mistica delle “scarpe sporche” ai tablet e i device nello zainetto in spalla.
La rivoluzione digitale è così arrivata anche in campagna e l’emergenza sanitaria ne ha accelerato il grado di interesse e attenzione degli operatori.
E’ questo l’agrifood che piace e che piacerà sempre più, al consumatore ma soprattutto allo stesso imprenditore.