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“Carcere. Idee, proposte e riflessioni” di Samuele Ciambriello. 40 anni nella lotta per i diritti delle persone sottoposte a restrizioni della libertà personale

“Carcere. Idee, proposte e riflessioni” di Samuele Ciambriello

“Dopo tanti anni mi fa ancora impressione, continua a produrre in me un vago senso di estraneazione. Me lo fa ancora adesso che attraverso questi spazi, questa volta come Garante regionale dei detenuti.” Così, Samuele Ciambriello nel suo libro, “Carcere. Idee, proposte e riflessioni”, editore Rogiosi, racconta della sua battaglia, iniziata negli anni 80, quando è entrato in un carcere per la prima volta e continua a distanza di tempo. Ciambriello racconta di una battaglia, che non può essere fatta da una singola persona, ma una sfida civile. Fatta non di eroi ma di persone impegnate nella lotta per la dignità delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà. Il Professor Ciambriello, dopo diversi anni, ha sentito l’esigenza di ‘scrivere di carcere’, di trattare del complesso sistema penitenziario, ma soprattutto delle esperienze di vita vissuta in esso annidate, di diritti negati, di affettività, partendo da un’attenta analisi, attraverso attività di monitoraggio, osservazioni, colloqui, sopralluoghi, progetti, il tutto rifacendosi all’art. 27 della Costituzione, che recita “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Tanti i temi trattati all’interno del libro grazie anche alla riflessione delle coautrici Celestina Frosolone, Anna Malinconico, Dea Demian Pisano. Il libro si può acquistare nelle librerie o direttamente da Amazon,Unilibro e libreria universitaria.it.

Storie di vita, testimonianze di come si vive all’interno delle mura di un carcere e come ci si sente ad aspettare e sperare di avere una seconda possibilità. In fondo si sa, miei cari lettori, è privilegio di pochissime persone concedere una seconda possibilità. Ci vuole un coraggio da leoni. Perché è come dire sono qui a ad offrirti nuovamente la mia fiducia, i miei occhi, le mie braccia, il mio tempo. So che potrò farmi male ma nonostante questo ho scelto di rischiare. Lo sa bene anche una coautrice del libro Anna  Buonaiuto che all’interno del libro racconta della sua esperienza iniziata nel 2017 con l’associazione “La Mansarda” che da quel giorno il suo impegno è divenuto costante insieme al Professore segue tantissimi interventi iniziative e progetti in diverse carceri della regione. In special modo ha dedicato il suo tempo alle detenute dell’ICAM e dei loro bambini guidando due progetti. Durante questi progetti la Buonaiuto ha avuto modo di poter analizzare e studiare questo particolare regime di detenzione. Un aspetto rilevante, che fa notare la coautrice di “Carcere. Idee, proposte e riflessioni”, è sicuramente quello della configurazione del legame di attaccamento madre-bambino in carcere. Protagonista indiscusso in questo legame è l’ambiente che incide negativamente nello strutturarsi del legame tra i due, oltre che nello sviluppo generale del bambino. Inoltre, dopo varie ricerche, Arianna ha proposto che per evitare che bambini così piccoli trascorrano la loro prima infanzia in carcere sarebbe necessario l’inserimento della coppia madre-bambino in centri di accoglienza esterni all’istituto idonea alla crescita del bambino. Perché è giusto ricorda che la pena, seppur inderogabile, dev’essere considerata secondaria rispetto alle necessità del bambino.

Dunque, un testo alla portata di tutti, professionisti del settore e non, che cerca con un linguaggio semplice di fornire dei riferimenti teorici, empirici e scientifici, con l’intento di abbattere i muri e di instaurare ponti tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’, mettendo in risalto l’importanza di costruire e di ‘cercare’ insieme, popolazione detenuta e non, una ‘zattera’ che possa remare controcorrente nel mare dell’indifferenza e della repressione, sull’onda della consapevolezza e del rinvenimento. Per giudicare un uomo bisogna almeno conoscere il segreto del suo pensiero delle sue sventure, delle sue emozioni. Se ci fermiamo un attimo e pensiamo a queste persone, sì persone, spesso ricordate solo come delle matricole, possiamo renderci conto che il carcerato non è macchiato dal carcere e dal reato che ha commesso ma dalla visione umana. Sarebbe dunque opportuno cambiare mentalità perché nella vita tutti commettono errori, nessuno merita di essere giudicato perché in fondo nessuno è onnipotente.

 

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