“Mi sono sempre chiesto se nella politica italiana esistano delle condizioni economiche prodromiche alle scelte politico-partitiche e quanto esse incidano sulla formazione delle diverse idee. Resto convinto che, in estrema analisi, la popolazione italiana si possa distinguere in tre macroaree di interessi all’interno delle quali si articolano le diverse posizioni. Il 51 % rientra nell’economia pubblica ( in cui i cittadini sono protetti e privilegiati dal sistema); il 49 % è formata da coloro che gravitano attorno all’economia privata (oggi allo sbando, sotto shock sul piano economico, ed in balia dell’incertezza del domani).
Il 25% rientra nell’economia che opera prevalentemente con i mercati esteri; essa prospera con la normalizzazione dei rapporti con l’U.E. che, da area economica qual è, garantisce un mercato e la stabilità della moneta di scambio. Mentre il 75 % dell’economia opera Italia su Italia e fa conto quasi esclusivamente sui consumi interni. L’82% rientra poi nell’economia a regime sul piano fiscale, mentre il 18 % ( dato FMI ) è acquattato nell’economia in nero.”
All’interno di queste macroaree rilevano le distinzioni tra lavoratori dipendenti 18,1 milioni (privati e pubblici 3,2 milioni) e lavoratori autonomi 5,3 milioni, attivi nel lavoro 23,4 milioni e disoccupati 2,5 milioni, pensionati 16 milioni.
Non trascuriamo i grandi obiettivi politici di efficientamento del Paese, quali una politica di lotta alla criminalità economica, all’evasione fiscale e al nero, di lotta agli sprechi e all’inefficienza della P.a., di lotta alla criminalità organizzata.
Rilevano anche alcune riforme strutturali da attuare: sanità (potenziamento di medici e infermieri, dei presidi territoriali, della telemedicina e costi sanitari controllati), giustizia civile e penale ( riforma del Csm e separazione delle carriere), scuola-università (messa a norma di tutti gli edifici scolastici e assunzioni e carriere per meriti verificati), piano per il riassetto idrogeologico e le infrastrutture (ferroviarie, stradali, portuali, aereoportuali che unifichi nord/sud-est/ovest – es. terzo valico e corridoi europei 24 e 5 – e faccia dell’Italia intera il vero paese hub del mediterraneo), ricerca e innovazione tecnologica con al centro la riconversione ambientale e la politica energetica.