Migliaia di passeggeri che domenica non sono potuti partire: è il risultato della marcia indietro del governo nel giro di un giorno sul via libera all’occupazione di tutti i posti a sedere sui treni. Solo Italo – che ha cancellato otto treni della mattina e numerosi biglietti anche per il pomeriggio – ha stimato di aver lasciato a terra ottomila persone. Cancellati ad esempio i tre collegamenti fra Milano e Ancona, vale a dire i collegamenti con tutte le località di mare della riviera romagnola proprio nei giorni in cui molti partono per le vacanze. Trenitalia ha inviato una mail ai viaggiatori avvisandoli che si atterrà alle nuove disposizioni previste dall’ordinanza firmata sabato dal ministro della Salute Roberto Speranza, su cui il suo portavoce Nicola Del Duce ha assicurato che c’è stata “piena condivisione e con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei viaggiatori”.
Insomma nessuno scontro con il ministero dei Trasporti. “Le ricostruzioni su presunte divergenze con il ministro De Micheli relativamente al distanziamento sui treni a lunga percorrenza – ha assicurato – sono del tutto infondate”. Al di là della condivisione nel governo, fra i passeggeri che in stazione Centrale a Milano si sono messi in fila alla biglietteria cercando di trovare una soluzione alternativa per partire c’è chi è convinto che “il governo poteva organizzarsi prima”.
“Noi stiamo arrivando alla rivolta qui in coda” ha aggiunto qualcuno dalla fila, che però è rimasta ordinata. La situazione è stata tranquilla tutto il giorno, nonostante questo sia il periodo della partenza per le vacanze e la stazione sia più animata. E se sabato tanti viaggiatori avevano detto di essere preoccupati per la fine del distanziamento (qualcuno ha anche postato sui social foto di treni pieni), domenica la preoccupazione principale è stata invece quella di non riuscire a partire. “Abbiamo affittato casa a Rimini – ha raccontato Sergio – e ora dobbiamo per forza arrivare”.
“Un grande caos” ha sintetizzato Stefano Malorgio, segretario nazionale della Filt Cgil, contrario al via libera all’occupazione completa dei posti a sedere sui treni. “E non è ancora finita” prevede. “Ora la norma nazionale è stata tolta, con il caos che ha generato, ma restano quelle di alcune regioni” che hanno deciso di mantenere il 100% di occupazione dei posti, come Lombardia, Liguria e Piemonte. “Ma il virus – è convinto – non muta in base alle regioni e ci vorrebbe un indirizzo nazionale”.
Una posizione ben diversa da quella del presidente della Liguria Giovanni Toti, preoccupato che si blocchi la sua regione: il ministro della Salute e quello dei Trasporti “da ore litigano ma evidentemente – ha scritto su twitter – su una cosa sono d’accordo: bloccare la Liguria! Prima con le autostrade, ora con i treni”. Speranza però non intende fare marcia indietro. “E’ giusto – ha ribadito sui social – che sui treni restino in vigore le regole di sicurezza applicate finora”.