Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta… 5 Settembre 2010, era sera, l’alta stagione appena passata, e Angelo Vassallo, sindaco di Pollica , che aveva 57 anni, stava tornando a casa. Lo hanno fermato nove colpi, sparati con una pistola mai trovata. Poche ore prima di morire aveva chiesto un incontro con il procuratore di Vallo Della Lucania. Il colloquio era stato fissato, non si è mai tenuto. Il corpo di Vassallo fu trovato ore dopo l’omicidio. In auto, crivellato dai colpi di una mano probabilmente esperta. Poi, dieci lunghissimi anni di ricerca della verità. E di incertezza. Non c’è nessun colpevole, al momento, per l’omicidio Vassallo. E le ragioni di questa fatica ad arrivare al responsabile sono riconducibili principalmente a due fattori: il silenzio di chi sapeva e la poca attenzione di chi nelle ore successive al delitto avrebbe dovuto assicurarsi di non perdere nessun dettaglio che potesse portare a mandanti ed esecutori.
Angelo era diventato sindaco nel ’95, ed era riuscito a trasformare la piccola località del Cilento, sotto la sua amministrazione, in un paradiso delle vacanze per il suo mare “bandiera blu”. Lo era ancora quando è stato ucciso. E non tollerava che quella bellezza fosse deturpata. Né dal cemento, né dalle persone. Due mesi prima di morire era andato dagli inquirenti a denunciare le “strade fantasma” della zona: lavori mai eseguiti, per i quali, però, erano stati sborsati soldi pubblici. Nel 2018 la Corte dei Conti ha riconosciuto che aveva ragione. Era determinato, voleva ostacolare lo spaccio di droga che d’estate ad Acciaroli assumeva proporzioni importanti. Cercava in prima persona di fermare il traffico di stupefacenti, quella droga che circolava nel comune. Ma non solo: denunciava l’inerzia delle forze dell’ordine locali che, sosteneva, non facevano abbastanza per fermarlo. E questa sua intransigenza, è la principale ipotesi, gli è costata la vita.
Esattamente 10 dopo ci saranno commemorazioni a Pollica e anche in altre parti d’Italia. Molte istituzioni hanno ricordato la figura di Vassallo, tra cui, Paolo Siani, (PD).
“Riteniamo fondamentale l’istituzione della commissione di inchiesta per favorire l’individuazione dei colpevoli dell’omicidio Vassallo. Lo dobbiamo al suo sacrificio, al suo essere esempio di buona politica, quella che lotta concretamente contro il crimine, che fa meno notizia ma per fortuna esiste e va raccontata. Ma lo dobbiamo anche alla memoria delle tante vittime innocenti delle mafie che non hanno ottenuto ancora giustizia. Poche settimane fa, e’ stato archiviato il processo per l’omicidio di Mariano Bottari, un pensionato colpito a Portici da un proiettile vagante.” -Ha poi proseguito- ” Per non parlare del treno Rapido 904: 16 vittime e 267 feriti non possono ottenere giustizia perché’ il boss Riina, unico imputato, e’ morto e ha portato con se’ i misteri di quella efferata strage. Contrastare le mafie significa anche dare giustizia alle vittime, tante delle quali sono rimaste senza colpevoli. La commissione di inchiesta per l’omicidio Vassallo serve proprio a questo”.
Il suo ricordo deve servire a stimolare una risposta sempre più ampia e partecipe della società civile contro tutte le pratiche collusive e contro le tante forme di corruzione e illegalità che ancora affliggono il nostro Paese. Ciò richiede impegno, rigore, sensibilità civica e, soprattutto, grande ostinazione nel non rinunciare mai ad immaginare la possibilità di creare un Paese migliore, sulla scorta dell’esempio di un sindaco pescatore.