Continuano a salire i contagi per coronavirus in Italia: nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, si sono registrati 1.616 nuovi casi, mentre ieri erano 1.597. Il totale dei contagiati, compresi vittime e guariti, è di 284.796. Stabile invece l’incremento del numero di morti: 10 in un giorno, come giovedì, per un totale di vittime dall’inizio della pandemia di 35.597. I guariti e dimessi sono complessivamente 212.432, 547 più di ieri. Nessuna regione fa segnare zero nuovi casi mentre i maggiori incrementi si registrano in Lombardia (+257), Veneto (+173), Emilia Romagna (+152). Sopra cento nuovi casi anche Lazio, Toscana e Sicilia. Continua la crescita dei pazienti ricoverati per Covid 19 in terapia intensiva: ad oggi, secondo i dati del ministero della Salute, sono 175, undici in più rispetto a giovedì. In crescita anche il numero degli attualmente positivi – 1.059 in un solo giorno, per un totale di 36.767 – dei ricoverati negli altri reparti ospedalieri (complessivamente sono 1.849, 13 più di ieri) e le persone in isolamento domiciliare (1.035 più di ieri per un totale di 34.743). Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti quasi 99mila tamponi, circa 4.700 in più rispetto alla giornata di ieri.
E il monitoraggio dell’Iss segnala l’aumento di nuovi casi segnalati in Italia per la sesta settimana consecutiva, con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni (periodo 24/8-6/9) di 27.89 per 100.000 abitanti, in aumento rispetto al periodo dal 6 al 19 luglio. La maggior parte dei casi continua ad essere contratta sul territorio nazionale (risultano importati da stato estero il 15% dei nuovi casi diagnosticati nella settimana di monitoraggio). In particolare si osserva una percentuale non trascurabile di casi importati da altre regioni e province (11,1% nella settimana corrente, in diminuzione rispetto alla settimana precedente). Dopo un forte abbassamento dell’età media di chi contrae il Covid-19, nelle ultime due settimane l’età media dei casi diagnosticati sta di nuovo aumentando ed è di circa 35 anni. In particolare, le persone con una età maggiore di 50 anni sono, nel periodo 24 agosto 6 settembre, circa il 28% dei casi; queste erano poco più del 20% nelle due settimane precedenti. Così nel monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute. “In un contesto di avanzata riapertura delle attività commerciali (inclusi luoghi di aggregazione) e di aumentata mobilità, ci sono ora segnali di una maggiore trasmissione sul territorio nazionale in ambito domiciliare/familiare con circolazione anche in persone con età più avanzata”, si legge nel rapporto. Leggero ma costante incremento dell’indice di trasmissione nazionale (Rt) che ha superato la soglia di 1 intorno al 16 agosto 2020, probabilmente per effetto delle riaperture del 4 e 18 maggio e del 3 giugno, Nel periodo 20 agosto- 2 settembre 2020 l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1.14 (95%CI:0.71 – 1.53). E’ quanto si legge nel Monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute. “Rimane fondamentale mantenere una elevata consapevolezza della popolazione circa il peggioramento della situazione epidemiologica e sull’importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale, l’uso delle mascherine e il distanziamento fisico”. E’ la raccomandazione dell’Istituto superiore di Sanita’ agli italiani contenuta nel consueto bollettino settimanale. l’Iss ribadisce la necessità di rispettare i provvedimenti quarantenari e le altre misure raccomandate dalla autorità sanitarie, sia per le persone che rientrano da Paesi per i quali è prevista la quarantena, e sia, a seguito di richiesta dell’autorità sanitaria, essendo stati individuati come contatti stretti di un caso. “Anche in questa settimana si rileva una trasmissione diffusa del virus su tutto il territorio nazionale, che provoca focolai anche di dimensioni rilevanti spesso associati ad attività ricreative”. Si legge nel monitoraggio settimanale Istituto superiore di Sanità- Ministero della Salute. “Questo sta comportando anche una trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia, che si riflette anche in un maggiore impegno dei servizi ospedalieri”. Complessivamente sono 2280 i focolai attivi di cui 691 nuovi. Sono 5 le regioni piu’ la provincia autonoma di Trento che superano la soglia di 1 per l’indice di trasmissibilità, cosi’ come indicato nell’ultimo monitoraggio del Ministero della Salute e dell’Iss. Trento registra il valore piu’ alto con 1.58, seguono la Sardegna con 1,41, la Puglia 1,21, la Liguria con 1.13 e Friuli e Abruzzo entrambe con 1.02. Il valore piu’ basso e’ registrato in Molise (0.27), segue il Lazio con 0,52. La scorsa settimana erano quattro le regioni oltre il valore sopra ad 1, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Toscana.
La riduzione del periodo di quarantena da 14 a 10 giorni “comporterebbe una perdita di rilevamento dei casi sintomatici tra i contatti stretti dei casi confermati di circa il 6%”. E’ quanto afferma il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) in un documento, di cui l’ANSA è in possesso, di risposta ad una richiesta specifica avanzata dalla Germania. La percentuale del 6%, aggiunge l’Ecdc, è “abbastanza ampia da avere rilevanza per la salute pubblica in uno scenario in cui il livello di esposizione è alto (come la quarantena dei contatti stretti)”.
Lo scorso 27 agosto la Germania aveva posto un quesito specifico, chiedendo se le evidente scientifiche supportassero una riduzione della quarantena da 14 a dieci giorni. La risposta degli esperti dell’Ecdc è arrivata 5 giorni dopo, il 1 settembre “Sulla base delle evidenze descritte di seguito – si legge nel documento – l’Ecdc ritiene che non vi siano prove sufficienti per supportare una diminuzione del periodo di incubazione del Covid 19 da 14 a dieci giorni. L’Ecdc continua a monitorare e riesaminare le prove non appena sono disponibili per garantire aggiornamenti tempestivi nelle sue valutazioni”. Allo stato delle conoscenze attuali, dice infatti il Centro europeo, una riduzione in questi termini determinerebbe appunto una perdita nel rilevamento dei casi quantificata attorno al 6%. La valutazione degli esperti, si legge ancora nel documento, si basa su cinque differenti studi che esaminano l’intervallo di tempo di incubazione del Covid 19 dopo l’esposizione all’infezione.
La durata dei tempi di quarantena nel caso di sospetto coronavirus divide e fa discutere. Mentre infatti la Francia conferma la riduzione dei giorni a 7 e i ministri della Salute Ue esaminano il ‘dossier’ , 150 scienziati ne chiedono la riduzione. Ma una parola su tutte arriva dall’Oms che raccomanda di mantenerla a 14 giorni. A seguire la linea di maggior rigore c’e’ anche l’Italia che, con il Comitato tecnico scientifico, fino ad ora ha privilegiato la linea di cautela con una quarantena a 14 giorni ed il doppio tampone negativo. L’ Oms “sta seguendo le discussioni” ma “difende la raccomandazione di una quarantena di 14 giorni per prevenire la trasmissione del virus”. “Questa raccomandazione – aggiunge l’Organizzazione – è basata sui dati disponibili sul periodo di incubazione; in sostanza il periodo medio è di 4-5 giorni, con un limite superiore di 14 giorni”. “Alcuni paesi – continua l’Oms Europa – stanno valutando una riduzione del periodo di quarantena combinata ad una attività di test, prendendo in considerazione sia le evidenze scientifiche che fattori sociali.
“Al momento nessuna decisione è stata assunta. Ne discuteremo nel comitato tecnico scientifico, ci confronteremo anche con gli altri Paesi europei sulla base di questo orientamento faremo la nostra scelta finale. Si consideri che in questo momento l’indicazione dell’Oms è e resta quella dei 14 giorni”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, rispondendo a margine di un incontro a Bari a una domanda dei giornalisti sull’ipotesi di ridurre la durata della quarantena. “Sono valutazioni che fanno i nostri scienziati”, ha detto il ministro.