Visto da destra e (ri) visto da sinistra, Juventus-Napoli resta un caso che finirà per fare giurisprudenza e non dev’essere per nulla semplice travestirsi da Gerardo Mastrandrea, tirato per la giacca dal regolamento da un lato e però dall’altro anche vincolato al rispetto delle Leggi (quelle con la maiuscola). Il giorno del verdetto s’avvicina «rumorosamente», perché nel silenzio che circonda rimane l’eco di una decina di giorni che hanno alimentato il caos, e mercoledì, quando il giudice sportivo deciderà – leggendo le eventuali memoria da accludere entro oggi – si scoprirà cosa dica il calcio e quanto invece sia prioritario l’ordinamento giuridico, dove cominci il «potere» delle ASL e se un protocollo possa eventualmente aggirarle o evitarle di subirle.
Il «Piotr» dello scandalo, ma si fa per dire, è il «povero» Zielinski, il primo soggetto positivo del Napoli (insieme a Giandomenico Costi, che però in campo non ci va) di venerdì 2 ottobre, l’uomo che, suo malgrado e inconsapevolmente, ha alimentato quel legittimo clima di paura che ha indotto Aurelio De Laurentiis ad interpellare (immediatamente) Andrea Agnelli, per riflettere su una vicenda preoccupante ed «aggravata» dal precedente del Genoa, piombato a Napoli domenica 27 settembre apparentemente «sano» e poi ritrovatosi al lunedì con ventidue persone (tra cui diciassette calciatori) contagiate dal virus.
Il martedì, in genere, tocca al giudice sportivo, però Gerardo Mastrandrea, il 6 ottobre, non può decidere ma semplicemente congelare il verdetto, nell’attesa che arrivi il supplemento di indagine sull’assenza del Napoli a Torino, che dinnanzi al provvedimento della Asl ha dovuto rispondere «obbedisco» e che comincia a fare la voce grossa, con l’avvocato Mattia Grassani, quando cominciano a profilarsi le interpretazioni più libere sulla possibilità che la sconfitta a tavolino per 0-3 possa essere «ammorbidita» con una penalizzazione per eventuali o presunte irregolarità nel rispetto del Protocollo: «Il Napoli non accetterà sanzioni neanche minime ed una cosa deve essere chiarissima: in caso contrario, verranno percorsi tutti i gradi di giudizio che l’ordinamento statuale prevede e non si potrà fare a meno di rivolgersi all’autorità giudiziaria ordinaria. Partire per Torino avrebbe determinato la commissione di un reato, previsto e punito dall’articolo 650 del codice penale, oltre a mettere in pericolo una moltitudine di soggetti». E mercoledì, vada come vada, una partita si chiuderà e un’altra potrebbe profilarsi all’orizzonte: perché le strade del calcio, si sa, talvolta restano misteriosamente infinite.