Nella città invisibile, dove il sovraffollamento delle carceri e i diritti dei detenuti sono temi su cui raramente ci si sofferma, c’è chi opera anche tacitamente affinché questo muro del silenzio crolli definitivamente. Oltre la Chiesa, gli operatori sociali e varie cooperative, ci sono uomini e donne che sostengono chi vive il dramma del carcere nella veste del detenuto o del familiare che assiste alle strazianti condizioni della vita di un carcerato. Una di queste è Carmela Esposito, napoletana da qualche anno iscritta ai Radicali Italiani, che con le sue battaglie a favore dei diritti dei detenuti, ha ottenuto piccoli grandi risultati. <<Il mio primo approccio con i Radicali Italiani è avvenuto nel 2012, quando mio marito scrisse una lettera a Irene Testa (Segretaria dell’Associazione “Il Detenuto Ignoto”, membro della giunta di Radicali Italiani e responsabile del gruppo di lavoro su Carceri e Giustizia), per esporre la propria condizione di salute a ridosso di una sentenza definitiva e della conseguente condanna frutto di un processo durato circa 10 anni. La mancanza del farmaco salva vita che gli evitava il coma, era la sua preoccupazione più grande. L’intervento della Garante dei detenuti della Regione Campania, Adriana Tocco, ha fatto sì lui potesse avere il farmaco in cella dal momento della detenzione presso il Carcere di Poggioreale di Napoli>>. Con queste parole Carmela Esposito ha raccontato il suo progressivo approccio al sostegno dei detenuti.
Dopo la carcerazione sono iniziati i colloqui settimanali e nelle lunghe code per accedere alla sala, Carmela ha conosciuto i familiari degli altri detenuti e la drammaticità delle storie che ha avuto modo di ascoltare ogni volta che entrava in quel carcere, hanno lasciato un segno.
<<In occasione di una delle tante visite – ha dichiarato Carmela Esposito – ho conosciuto Maria Cacace, la madre di Vincenzo Di Sarno, un detenuto affetto da una patologia molto grave: con Maria è nato un rapporto di grande solidarietà e accanto a lei ho condotto una battaglia affinché vengano riconosciuti al detenuto diritti fino a quel momento negati>>.
Nel corso della conferenza stampa del settembre 2013, durante la quale Adriana Tocco ha denunciato le condizione disumane in cui vertono i detenuti campani, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto visita a Vincenzo Di Sarno, il quale ha ottenuto la detenzione domiciliare a scopo curativo.<<Per me questa è stata la prima battaglia vinta, con il sostegno di quanti operano a favore dei diritti dei carcerati>> ha ribadito Carmela.
A seguire e sostenere le battaglie di Carmela è Fabrizio Ferrante che rende pubblico il suo lavoro al fine di sensibilizzare e ottenere manforte dal mondo politico e dalle istituzione.
In occasione dell’Assemblea Nazionale dei Radicali tenutasi a Roma nei giorni scorsi, Carmela Esposiyo ha dichiarato che <<questo ed altri episodi sono la dimostrazione che si può fare politica a favore dei diritti dei detenuti anche da soli e senza il sostegno di associazioni>>.
Sensibilizzare le istituzioni, affinché vengano riconosciuti diritti e trattamenti degni è la base da cui partire per ottenere risultati concreti e il sovraffollamento delle carceri è una delle piaghe più grandi da rimarginare.