E’ morto a 90 anni Sean Connery, uno degli attori più noti e amati della scena cinematografica mondiale. Il primo interprete della saga di James Bond ha vinto un premio Oscar e tre Golden Globe nella sua ricca carriera. Dal 2003 aveva abbandonato le scene, dopo aver lavorato in “La leggenda degli uomini straordinari”.
Questo il racconto di Tgcom24. Sean Connery mancava al cinema ormai da 17 anni. Da quando una malattia neurodegenerativa lo aveva costretto a ritirarsi dalle scene. O almeno questo secondo le molte voci circolate, visto che lui e la sua famiglia non hanno mai fatto trapelare nulla da una privacy a prova di bomba. Ma la sua presenza non è mai venuta meno. Non solo per le continue repliche dei film dell’agente 007, ma soprattutto per il segno che Connery ha lasciato nella storia del cinema, diventando uno dei personaggi mito del grande schermo.
Nato a Glasgow nel 1930, figlio di una donna delle pulizie e di un camionista, fu bagnino, lattaio, verniciatore di bare e aspirante membro della marina britannica, una strada che non proseguì a causa di problemi di salute. Poco più che ventenne abbandonò una possibile carriera sportiva e si dedicò al cinema. Ruoli non di particolare importanza. La sua vita (e la storia del cinema) cambiarono nel 1962 quando Albert “Cubby” Broccoli e Harry Saltzman lo scelsero per il ruolo di James Bond, nonostante l’iniziale opposizione di Ian Fleming che lo trovava non troppo grezzo nella recitazione e prestante nell`aspetto. In realtà nacque un vero mito e lo stesso Fleming cambiò idea.
Ma Connery fu un attore straordinario capace di sganciarsi dal peso di una figura ingombrante come quella di James Bond, da lui forgiata e caratterizzata per sempre con titoli come “Licenza di uccidere“, “Dalla Russia con amore“, “Goldfinger“, “Thunderball operazione tuono” e “Si vive solo due volte“. Abbandonate le vesti dell’agente 007 nel 1968, riprese per il mediocre “Una cascata di diamanti” nel 1972, Connery è riuscito a passare indenne un decennio di calo della popolarità e film discutibili ritrovando dagli anni 80 in poi una seconda giovinezza.
Paradossalmente vissuta a partire da un nuovo James Bond, l’apocrifo “Mai dire mai” interpretato nel 1983 quasi per fare un dispetto al produttore originale della saga, Albert Broccoli. Da quel momento si sono succeduti “Il nome della rosa”, “Highlander – L’ultimo immortale” , “Il presidio – Scena di un crimine“, “Indiana Jones e l’ultima crociata“, “La casa Russia“, “Sono affari di famiglia” e “Caccia a ottobre rosso“. In mezzo, nel 1987, “The Untouchables – Gli intoccabili“, accanto a Kevin Costner e Robert De Niro, diretto da Brian De Palma, che gli vale l’unico Oscar della carriera, come miglior attore non protagonista.
E anche il decennio seguente è proseguito a suon di successi. Connery, dall’affascinante e macho 007 di una volta, si è trasformato nell’uomo maturo affascinante per eccellenza, nobilitando con carisma e senso dell’umorismo film anche non eccellenti. Muovendosi tra thriller, fantasy e ruoli drammatici. A partire da “Robin Hood – Principe dei ladri” (1991), ancora una volta accanto Costner, passando per “Sol Levante“, “Mato grosso“, “Il primo cavaliere“, “Avengers – Agenti speciali” e “Scoprendo Forrester” di Gus Van Sant. Dopo il fumettone flop “La leggenda degli uomini straordinari“, in piena polemica con l’industria cinematografica, decise per il ritiro, dicendosi “stufo di avere a che fare con degli idioti”.