Economia e Welfare

Posti a rischio e imprese che chiudono: quanto ci costerebbe un nuovo lockdown

La nuova impennata di contagi iniziata ad ottobre ha costretto il Governo ad introdurre delle nuove misure restrittive, come la divisione delle Regioni per colori, le chiusure anticipate dei locali o il coprifuoco dalle 22 alle 5. Nonostante il ritorno delle restrizioni per, la situazione epidemiologia rimane in continua evoluzione, tanto che esiste uno scenario in cui si debba tornare ad un lockdown nazionale, ipotesi consigliata da molti medici e virologi, ma al momento smentita dall’esecutivo.

Quanto ci costerebbe un nuovo lockdown

Ma se i contagi dovessero continuare a crescere ci trovassimo costretti ad un nuovo isolamento, quando ci costerebbe questa nuova chiusura in termini economici? Secondo le stime riprese da Today.it, la perdita di posti di lavoro potrebbe riguardare a 1,9 milioni di persone, un numero ancora più alto dello scenario base che si attesta a 1,4 milioni.

Se il primo lockdown è stato terribile per le imprese, un secondo potrebbe essere fatale per molti. Secondo l’ad di Cerved, Andrea Mignanelli, a rischiare di più sarebbero le “piccole e medie imprese già in sofferenza oggi e che operano nei settori di agenzie di viaggio e tour operator, alberghi, ristorazione e organizzazione di fiere e convegni”

“Prima del Covid noi in Italia avevamo circa l’8% delle pmi cosiddette a rischio, sulla soglia di un possibile fallimento ma ancora non fallite. Questo numero – sottolinea – con un nuovo lockdown può crescere fino a oltre 20%.

“Creare delle zone rosse o comunque dei lockdown territoriali in cui è ridotta la mobilità sociale delle persone ma lasciando aperte le imprese creerebbe una situazione meno drammatica per queste aziende rispetto a quella vissuta a marzo-aprile-maggio, quando anche le pmi erano chiuse”. Infatti, anche con nuove restrizioni, “saremo nella situazione più pesante delle nostre simulazioni per le pmi, ma non ancora a livello del locdown di marzo-giugno nelle misura in cui le pmi che producono per altre imprese rimarranno ancora aperte come oggi”, conclude Mignanelli.

Il rischio crollo del fatturato

Un altro dato a crollare secondo le stime del Cerved sarebbe il fatturato: ”Con un nuovo lockdown in Italia si “potrebbe verificare lo scenario più severo delle nostre simulazioni per le pmi italiane, con una diminuzione del 16% del fatturato in media, ma anche con punte tra il -30 e il -50% per le quelle imprese che già adesso sono in maggiore sofferenza, come agenzie di viaggio e tour operator, alberghi, ristorazione e organizzazione di fiere e convegni”.

Stime pesanti che tengono conto, sottolinea Mignanelli, del fatto “in questo momento c’è una fetta di imprese che è più bloccata rispetto ad altre”. “Nel nostro recente Report pmi 2020 -sottolinea- abbiamo anche messo in evidenza quelle che sono le aziende che rischiano un impatto più forte in questa situazione e che sono 19mila imprese sul totale del nostro panel, che hanno a fare con agenzie di viaggi, ristorazione, organizzazione di fiere e convegni, industria cinematografica piuttosto che alcune catene retail”.

“Per questi settori -ribadisce- con nuovi lockdown le perdite di fatturato possono andare dal 30 al 50%. In pratica, questo 20% di imprese maggiormente impattate arriverà ad avere anche punte del 50% in meno di fatturato”, conclude.

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