Benito Sicchiero
“L’Unione europea ha reagito alla crisi indotta dallo scoppio della pandemia in modo molto diverso da come aveva affrontato le precedenti crisi. Un cambiamento frutto della drammaticità della situazione economica e sociale ma anche di un nuovo approccio culturale e politico adottato dalla Commissione europea e dalle altre istituzioni europee, a partire dalla nomina del nuovo Presidente Ursula von der Leyen, che ha messo al centro della propria azione l’obiettivo di portare l’Europa su un ampio sentiero di sviluppo sostenibile. Purtroppo in Italia il dibattito pubblico dimostra di non capire quello che l’Europa vuole fare”.
E’ la riflessione di Enrico Giovannini, economista, statistico e accademico italiano, già – tra l’altro – Chief Statistician dell’OCSE e presidente dell’Istat, al Festival del Futuro 2020 di Verona: “Disegnare il nuovo mondo” promosso dal Gruppo editoriale Athesis, Eccellenze d’Impresa e
e Harvard Business Review Italia. Tre giorni, oltre 40 ospiti e 20 tra dibattiti, keynote speech e interviste. Tra gli speaker la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, che ha concluso i lavori, la direttrice di Telethon Francesca Pasinelli, Massimo Gaudina, capo della rappresentanza della Commissione Europea a Milano. “L’invito a provare a disegnare il futuro, in questo 2020 attraversato da una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, vuol essere uno sprone a mettere in campo le migliori competenze del nostro Paese per uscirne migliori, più forti e competitivi di prima” affermano i promotori Enrico Sassoon, direttore di Harvard Business Review, Luigi Consiglio, presidente di Gea e di Eccellenze d’Impresa, e Matteo Montan, amministratore delegato del Gruppo editoriale Athesis. Il Festival è iniziato con i saluti del presidente di Confindustria Verona Michele Bauli, del presidente di Veronafiere Maurizio Danese, del sindaco di Verona Federico Sboarina e del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia.
Enrico Giovannini è stato relatore nella quinta sessione “Nuovi orientamenti per anticipare e gestire crisi ed emergenze” con Mario Nava, direttore generale per le riforme, Commissione europea; Maria Pierdicchi, presidente Nedcommunity, coordinati da Massimo Gaudina, Commissione europea, il quale ha detto: “Per la Commissione europea progettare e proiettarsi nel futuro è sempre stata nel proprio dna; ora, con tutte le crisi in atto, ci sono sfide nuove da affrontare con strumenti nuovi. Significa parlare di resilienza, parlare non solo di azioni ma soprattutto di organizzazione, la preparazione è quindi essenziale.”
Mario Nava: «Cosa vuol dire gestire una crisi? Bisogna prima capirne l’origine, se è nazionale o globale. Usualmente all’inizio si tende a pensare che non è la crisi mia, la colpa è di altri. Passata quella fase, si capisce che bisogna fare qualcosa: c’è un intervento immediato per limitare i danni e poi c’è l’intervento di lungo periodo, su cui ci stiamo concentrando ora: è il passaggio da un evento all’imparare da quell’evento. In Europa abbiamo preso decisioni radicali in quattro mesi mentre prima dell’emergenza pandemia ci sarebbero voluti quattro anni. Quello che vogliamo fare con Next Generation EU (in Italia meglio noto come Recovery Fund ndr) ed altre iniziative è finanziare non lo status quo ma un radicale cambiamento sia dal punto di vista delle spese che delle entrate.”
Giovannini aggiunge altre riflessioni: “ Le imprese che avevano investito nella sostenibilità prima della pandemia hanno dimostrato di essere più resilienti. Inoltre si è verificato un cambiamento epocale delle funzioni della Commissione Europea che ha messo sul campo risorse principalmente per la gestione della crisi. Un cambiamento di mentalità che rende endogeni gli shock. Un’altra scelta della Commissione, non scontata, è stata finanziare Sure attraverso social bonds e green bonds. Il 2021 dovrebbe essere un anno di svolta per la finanza sostenibile.”
Il pensiero di Giovannini meglio si esplica nell’ articolo pubblicato in Macrotrends 2021 di Harvard Business Review Italia.
Gli ultimi vent’anni hanno visto il susseguirsi di numerose e diversificate crisi per il Vecchio Continente, che avevano messo a nudo i limiti dell’Unione europea, dalla Grande Recessione del 2007-2008, alla crisi dei debiti sovrani, alla ‘crisi migratoria del 2015. L’Unione europea ha reagito alla crisi indotta dallo scoppio della pandemia in modo molto diverso da come aveva affrontato le crisi dell’ultimo decennio. Questo cambiamento non è unicamente frutto della drammaticità della situazione economica e sociale, ma è dovuto anche al nuovo approccio culturale e politico adottato dalla Commissione europea prima e dalle altre istituzioni europee poi. La Presidente Ursula von der Layen ha indicato con chiarezza l’intenzione di imprimere all’Unione una svolta profonda, basata su sei linee di azione: l’European Green Deal; un’economia al servizio delle persone; un’Europa pronta per l’era digitale; la promozione dello stile di vita europeo; un’Europa più forte nel mondo; un nuovo slancio per la democrazia europea.
Si tratta, dunque, di un’operazione estremamente complessa e ben strutturata, presidiata in forza dalla Commissione per assicurarsi che il processo che conduce alla formulazione dei Piani e i loro contenuti siano in piena coerenza con le linee politiche fissate dal Consiglio europeo e il carattere “storico” della sfida. Anche l’Italia deve saper rispondere a tale sfida non solo sul piano dei contenuti, ma anche su quello della governance. In particolare, quattro appaiono le principali debolezze sulle quali le autorità italiane devono lavorare nei prossimi mesi e anni:
- la coerenza del disegno strategico per realizzare l’Italia del 2030 in un’ottica di sviluppo sostenibile (visione);
- i contenuti dei progetti e delle riforme per cui si chiedono i fondi di Next Generation EU e la loro coerenza con gli interventi e le riforme finanziate a valere su altri fondi europei e su fondi nazionali (coerenza delle politiche);
- il disegno delle relazioni tra le istituzioni (nazionali e territoriali) chiamate a programmare, eseguire e monitorare l’attuazione del PNRR (efficacia della governance);
- la costruzione di un sistema informativo unitario che consenta di descrivere in modo coerente e confrontabile, seguire nel tempo, e valutare l’impatto delle azioni previste non solo dal PNRR (trasparenza delle politiche).
L’intervento di Maria Pierdicchi: “Da un lato abbiamo visto una grande capacità di leadership da parte delle aziende, molte erano preparate, non tutte erano pronte. Ci siamo trovati di fronte a scenari totalmente nuovi in un contesto di governance che non era abituato a reagire velocemente. Le aziende più piccole hanno avuto più difficoltà a reagire: le aziende italiane dipendono molto di più da garanzie pubbliche che non quelle di altri Paesi europei, sostegni elargiti in modo farraginoso e burocratico. Nonostante ciò io vedo che due cambiamenti importanti stanno modificando la cultura aziendale: uno è la digitalizzazione, che non è solo smartworking; l’altro è una nuova visione di valori, ridefinizioni di piani strategici.”