Un’intera giornata di sciopero a sostegno del rinnovo del contratto ma anche della sicurezza sul posto di lavoro oltre alla richiesta di assunzione dei molti precari. Sono questi i motivi alla base dello sciopero dei dipendenti pubblici che oggi potrebbero mettere a rischi alcuni settori. Saranno però garantiti i servizi essenziali e, soprattutto, il personale della scuola non è stato coinvolto nell’agitazione.
Oltre 350mila precari (60mila nella sanità) – “I lavoratori e le lavoratrici pubbliche scioperano perché vogliono che sia riformata la pubblica amministrazione. E non si riforma senza fare assunzioni e investire”, ha affermato alla vigilia la leader della Cisl, Annamaria Furlan spiegando che ci sono 350mila precari che lavorano nel settore pubblici e tra questi 60mila sono nella sanità”. La protesta è stata proclamata da Cgil, Cisl e Uil e a nulla è servita la convocazione del ministro della Pa, Fabiana Dadone per giovedì. L’appuntamento è stato giudicato tardivo dai sindacati che hanno confermato la protesta.
Sciopereranno quindi i lavoratori delle funzioni centrali (Ministeri, Inps, Inail, Agenzie fiscali. ecc), degli Enti locali e della Sanità (servizi essenziali esclusi) e quelli dei nidi e delle materne mentre non incrocerà le braccia il resto del personale della scuola. Il Garante per gli scioperi ha chiesto ai sindacati di mitigare i disagi per i cittadini. Ma certo non saranno assicurati i servizi alla prima infanzia né le visite ambulatoriali mentre funzioneranno regolarmente gli ospedali per quanto riguarda il pronto soccorso, i ricoverati e gli interventi urgenti. Potrebbero esserci inoltre ritardi nei servizi burocratici, all’anagrafe nei vari comuni e in tutti gli altri servizi amministrativi.
Lo sciopero, in un momento di grande difficoltà per il Paese, non trova tutti concordi, anche sul fronte sindacale. “Sciopero legittimo ma inopportuno in piena pandemia e con milioni di persone in cig”, afferma il segretario Generale dell’Ugl, Paolo Capone che prevede una bassa adesione. Ma certo molti temi sono sul tappeto. Come la nuova organizzazione legata al massiccio uso dello smart working o
l’arrivo del piano di digitalizzazione del settore. E’ il tema degli “investimenti” che il sindacato pone. “Per digitalizzare la pubblica amministrazione bisogna investire dei soldi – dice Annamaria Furlan – Oggi un lavoratore o una lavoratrice in smart working si paga il computer e le bollette della luce, l’allacciamento ad internet e non ha fatto percorsi formativi. Non è così che riformiamo la Pa”.