“Occorre maggiore attenzione per i minori a rischio”: questo l’allarme lanciato dal Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, durante la presentazione di “Quaderni di ricerca”, il rapporto sulla situazione carceraria della regione Campania curato dall’ufficio presieduto da Ciambriello.
“Ogni in Campania ci sono circa 5000 minori, tra i 12 ed i 18 anni, che vengono fermati, identificati, riaffidati ai genitori e, in alcuni casi, denunciati, condotti in una Comunità o sottoposti alla misura della messa alla prova”, ha proseguito, ricordando poi che i minori e i giovani adulti attualmente detenuti nella Regione sono 42 nel carcere di Nisida e 32 in quello di Airola. A questi vanno aggiunti, per l’intero 2020, 316 giovani collocati nelle 72 comunità convenzionate del territorio.
Se guardiamo ai dati nazionali diffusi dal Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, confermati poi da quelli campani, infatti ci rendiamo conto che la maggior parte dei minori che devono scontare una pena, sono affidati agli U.S.S.M. (Uffici Servizi Sociali per i Minorenni) e sottoposti a misure da eseguire in area penale esterna. La detenzione resta per fortuna una misura da applicare residualmente, in modo da non privilegiare le esigenze di contenimento e controllo, bensì quelle di rieducazione e risocializzazione all’interno della stessa comunità.
Eppure il cammino da percorrere resta lungo e una maggiore attenzione sarebbe necessaria in particolare dalla politica, per prevenire i motivi di devianza e delinquenza minorile, agendo in quegli stessi ambiti in cui essi si sviluppano, con un intervento che non abbia un carattere repressivo e/o correttivo bensì preventivo, sociale, di vera e propria presa in carico da parte dello Stato di quei bisogni, oltre che disagi, che possono spingere a commettere errori molto più grandi di sé stessi.
Serve inoltre un maggiore investimento nelle strutture di Comunità, i cui budget sono di gran lunga inferiori rispetto alle risorse assegnate al Dap: anziché progettare la costruzione di nuove carceri, è necessario investire perché i giovani possano essere liberi, ma soprattutto, come ha sottolineato il professor Ciambriello a conclusione del suo intervento “adulti responsabili”.
A cura di Giusy Santella