Certo è difficile rimuovere il pessimismo con la Pandemia che genera morti, malattie e paure. Anche chi non crede percepisce il fascino della ricorrenza del Natale. Il credente sa che il Natale è un avvenimento decisivo e non può essere confuso con le cose effimere, le cene e i cenoni. Quest’anno questa festa “sequestrata dal consumismo” ci ricorda ancora una volta la tenerezza di Dio, la tenerezza e la compassione per essere vicini, anche se distanti. La debolezza di Gesù ci rivela l’amore del Padre.”Solo un Dio pazzo poteva pensare di diventare un uomo.” Ma chi gliel’ha fatto fare al Signore di lasciare il privilegio della condizione divina per assumere la debolezza della condizione umana? In ogni tempo il sogno dei potenti è stato quello di diventare “dei”, di elevarsi sopra di tutti. Raggiungere il Signore è stata anche la massima aspirazione di ogni persona religiosa: salire, spiritualizzarsi, per fondersi misticamente con il Dio invisibile. Ma più l’uomo si separava dagli altri per incontrare Dio e più questi pareva allontanarsi, diventare irraggiungibile. Con Gesù si è capito perché. Con il Natale Dio diventa uomo, abbassandosi al livello di ogni altra creatura. Possiamo superare quel senso di smarrimento e di paura che abbiamo quotidianamente. Ci sono sconfitte e fallimenti. Siamo caduti tante volte,l’importante è avere il coraggio di rialzarci. Il Natale è questa ripartenza,questa festa dell’amore incarnato.
Il Natale è talmente sfigurato che oggi sembra quasi impossibile aiutare qualcuno a comprendere il mistero che racchiude. Forse c’è una via, la quale però deve essere percorsa da ognuno. Non consiste nel comprendere le grandi spiegazioni teologiche, ma nel vivere un’umile sperienza interiore davanti a Dio. Con Gesù e in Gesù Dio si è fatto uomo, pienamente umano.Pertanto,più gli uomini saranno umani, e più scopriranno e manifesteranno la divinità che è in loro.
Natale: in quell’umile nascita le intuizioni della più antica teologia cristiana, l’annuncio di una gioia e di una speranza possibili per tutti. Il divino e l’umano. Nel presepe quell’inaudito incontro, un modo che sfidi le nostre paure e le chiusure del cuore. La «notizia gioiosa», che in greco si dice «vangelo», è in se stessa inaudita: Dio si fa persona umana. Cioè Dio rinuncia alla sua onnipotenza, alla sua divinità per stare al passo di ciascuno di noi, mettersi al nostro fianco e camminare con noi sperimentando la fatica e l’allegria, la debolezza e la speranza. Non è una finzione perché Gesù è veramente «uomo» nella pienezza della sua umanità. E’ qui la «novità» del Cristianesimo: nessuna religione, prima e dopo di esso, oserà mai tanto abbassare la divinità al livello dell’umanità. Per tutte le religioni ciò è sinonimo di contaminazione e negazione del soprannaturale.