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2020, l’anno dei nuovi diritti delle sportive

Il volto è quello di Stephanie Frappart, prima donna ad arbitrare una partita della Champions League maschile. Le storie però sono tante in un anno in cui le donne hanno acquisito diritti, che avrebbero dovuto avere da tempo, nello sport e sono arrivate a posizioni mai raggiunte ai vertici del mondo sportivo. Ecco i nomi riportati da VanityFair.

STEPHANIE FRAPPART
Non era mai successo che una donna fischiasse in un match maschile della manifestazione calcistica più importante d’Europa. La UEFA, che già le aveva assegnato nel 2019 un incontro importante come la finale di Supercoppa tra Chelsea e Liverpool, le ha affidato la direzione di Juventus-Dinamo Kiev, mercoledì 2 dicembre, valida per la quinta giornata della fase a gironi, e l’arbitraggio è stato impeccabile.

«So di essere un modello, mi fa piacere. Le ragazze guardano la tv, se sono qui in campo possono vedere che tutto questo è possibile. Questa è la prima cosa che aiuterà alcune ragazze a iniziare ad arbitrare» ha detto in una intervista a BBC Sport.

SARA GAMA
Nella Serie A italiana non ci sono ancora arbitri rosa (solo guardalinee), in compenso però un segnale importante è arrivato dall’Assocalciatori. Sara Gama, leader della Nazionale e della Juventus, è diventata vicepresidente del sindacato del pallone, prima donna a ricoprire questo ruolo.

«Un’altra strada che si apre per le donne», ha scritto su Twitter la ministra Elena Bonetti. «Una strada che libera energie ed opportunità». Obiettivo fondamentale per la neo vicepresidente è quello di far crescere i diritti delle donne nel calcio. Dal 2022 dovrebbe arrivare il professionismo già annunciato dalla Federazione. C’è la questione aperta della differenza di trattamento economico, ma soprattutto quella della maternità e del welfare negato a molte atlete proprio perché non considerate professioniste.

Solo poche settimane fa la Fifa ha assicurato che alle calciatrici sarà garantito il congedo maternità: potranno avere 14 settimane e il loro club è tenuto a reintegrarle in squadra e a dare loro assistenza medica. «Se vogliamo davvero incentivare e incoraggiare il calcio fra le donne, dobbiamo tener conto di tutti questi aspetti. Le calciatrici non devono temere di perdere il posto o di non giocare più se scelgono di avere un figlio. Hanno bisogno di una stabilità e di una sicurezza che finora nelle loro carriere non era garantita. Non devono preoccuparsi di nulla per quando saranno di nuovo pronte a scendere in campo» ha detto il presidente Gianni Infantino.

PATRIZIA PANICO
Da questa estate è vice allenatrice dell’Under 21 maschile. Patrizia Panico è allenatrice dell’Under 15 e fa ora anche parte dello staff dell’Under 21. Affianca Mirco Gasparetto come vice nello staff di Paolo Nicolato. È l’unica donna nello staff delle sette nazionali maschili di calcio. Al Corriere della Sera ha raccontato che si fa chiamare «Mister, come sempre» e chiede che i ragazzi le diano del lei. Sono quei ragazzi pronti a fare il passo verso la nazionale maggiore di Roberto Mancini.

Fin da bambina sognava di diventare Maradona, è diventata per 14 volte capocannoniere del campionato italiano e ha segnato più di 800 gol. Ora è la donna al più alto livello nel calcio professionistico maschile in Italia. «Il punto di vista di una donna», spiega, «può solo arricchire. Questo è il mestiere che mi piace fare e presto mi auguro che diventi per tutti, uomini e donne, senza distinzioni».

ANTONELLA BELLUTTI
Per rompere il suo soffitto di cristallo Antonella Bellutti dovrà aspettare il 13 maggio 2021. Se ce la farà sarà davvero un fatto storico. L’ex ciclista, due volte oro olimpico, si è candidata alla presidenza del Coni, il Comitato Olimpico, ruolo mai ricoperto da una donna. Per diminuire il gender gap l’attuale presidente Giovanni Malagò ha cambiato la composizione della giunta: almeno 4 membri su 13 saranno donne. «Non è facile sfidare un sistema di potere consolidato e così maschile. Ma è anche un modo per esprimere la gratitudine verso tutto ciò che lo sport mi ha dato» ha detto la Bellutti.

La sua storia è un unicum nella storia dello sport italiano. Ha due ori olimpici nel ciclismo su pista: inseguimento ad Atlanta ’96 e corsa a punti a Sydney 2000. È l’unica atleta azzurra ad aver fatto parte della Nazionale di tre differenti federazioni: atletica, ciclismo, bob. Ha partecipato a Olimpiadi estive e invernali.

«Sono molto fiera di affrontare questa candidatura da donna, atleta, vegana, componente della comunità LGBT+ e con le mie tante diversità vorrei rappresentare un esempio da accogliere, non da tollerare, utile per uno sport inclusivo capace di esprimere il suo enorme valore in favore di tutte e tutti». Laureata in Scienze motorie e preparatrice atletica oltre che manager sportiva, nel quadriennio 2000-2004 è stata membro della Giunta nazionale del Coni e componente della Commissione per le Pari Opportunità nello sport e della Commissione ministeriale antidoping.

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