Nell’attesa gli artisti hanno cantato dalle proprie camerette affacciati alle finestre dei social, magari collegati tra loro per fare una qualche musica d’insieme, anche con risultati da pelle d’oca.
Nell’attesa c’è chi ha pensato che la musica dal vivo si potesse fare ancora, senza la presenza fisica di un pubblico, ma con tutte le emozioni e le energie degli artisti, la nobiltà di un palco illuminato ad arte, un suono di qualità eccellente e l’alta definizione delle immagini.
Niente di Strano è ormai alla sua seconda stagione: dopo le prime esibizioni panoramiche al 19esimo piano della Torre UniCredit con nomi come Achille Lauro, Marracash e Mahmood, oggi buddybank, il nuovo modello di banca per smartphone di UniCredit, e TIDAL, la piattaforma globale di musica e intrattenimento – hanno riaperto ai musicisti le porte dello storico Alcatraz di Milano, chiuso da tempo per cause di forza maggiore. Un’occasione, come ne capitano ben poche di questi tempi.
Dice Carlo Pastore, direttore creativo e conduttore: «Creiamo un’opportunità, un posto dove si possa suonare. Anche personalmente, in tutto questo periodo l’appuntamento con Niente di Strano mi ha tenuto in vita».
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Il termine décomplexée significa muoversi in libertà, emancipazione da certi complessi, come l’etichettare la musica per genere. Il genere: roba in qualche misura obsoleta, che oggigiorno rischia di fare anche un po’ boomer. Questa bella parola francese ce l’ha insegnata Carlo Pastore. La ha fatta sua quando si è trovato a scegliere chi invitare sul palco di Niente di Strano: “Senza barriere, in modo fluido: l’idea è raccontare la musica italiana al suo meglio”.
Niente di Strano è insieme figo e décomplexée. Spinge la nostra bella musica con due grandi motori: «Il primo è quello della propulsione in avanti, con artisti emergenti come il duo Psicologi, i Post Nebbia, Ginevra che non ha ancora fatto un intero album o Voodoo Kid che è al suo primo disco. Il secondo è un motore classico, quello dei cantautori cinquantenni che hanno resistito al tempo, come Francesco Bianconi e Samuele Bersani». E poi sono passati Guè Pequeno, Ensi, Franco126 e decine di altri nomi magari meno noti, ma decisamente degni di essere conosciuti.
Niente di Strano vanta un’atmosfera sofisticata, senza nulla togliere – anzi – all’autenticità della musica dal vivo. Lo ha inventato e concretizzato buddybank, e non c’è niente di strano, come dice bene Carlo Pastore: «Questo è il nuovo mecenatismo: fornire le proprie risorse senza operare censure. In questo modo riusciamo a dare energia vitale, coraggio e senso di responsabilità. Guardare solo ai numeri sarebbe un peccato».
Insomma, uno spettacolo da vedere davvero, più che da visualizzare. Mettetevi comodi, o sfidate il ridicolo in piedi a centro stanza, e buon live.
VanityFair