“Mi auguro che la politica non neghi l’evidenza delle cose, e cioè che bisogna provvedere ai vaccini in via prioritaria nelle RSA e nelle carceri, partendo dagli operatori penitenziari, operatori sanitari e detenuti, per questi ultimi su base volontaria”: questo quanto affermato dal Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello, che parla al riguardo di una questione di diritto e di buon senso.
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, la pandemia ha esasperato tutte le criticità del sistema penitenziario, prime tra tutte il sovraffollamento e le condizioni igienico sanitarie precarie: queste hanno facilitato la diffusione del Virus e la rapidità del contagio, come ci dimostrano le migliaia di detenuti colpiti dal Covid negli ultimi mesi.
Attualmente nelle carceri campane, si contano 18 persone contagiate tra la popolazione detenuta (16 nel carcere di Secondigliano, 1 nel carcere di Sant’Angelo dei Lombardi e 1 in quello di Salerno) e 57 positivi tra gli agenti e gli operatori socio-sanitari. Si tratta di dati preoccupanti non solo per ovvie ragioni sanitarie ma, come sottolineato dal professore Ciambriello, anche per ragioni di ordine e sicurezza, oltre che trattamentali. I detenuti sono infatti costretti molto spesso in condizione di isolamento sanitario e impossibilitati a svolgere qualsiasi attività di carattere risocializzante, stante anche il divieto di ingresso per la maggior parte degli operatori esterni che non siano dipendenti dell’amministrazione penitenziaria. Si tratta senza dubbio di una forma di pena che poco ha a che vedere con la finalità rieducativa di cui all’articolo 27 della Costituzione, e che pone quindi l’urgenza di intervenire nelle carceri, svolgendo però, come raccomandato dal Garante campano, anche un attento studio epidemiologico delle realtà penitenziarie, affollate di reclusi affetti da patologie diverse e malattie croniche, che comportano un rischio maggiore per la loro vita nel caso di positività al Covid-19, e che quindi andrebbero vaccinati prima di altri.
L’appello di Samuele Ciambriello non è il solo: tra le tante voci autorevoli, anche la senatrice Liliana Segre ha posto tale necessità con un’interrogazione al presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Giustizia, chiedendo che tra le persone con precedenza per la somministrazione del vaccino vi siano anche i detenuti e il personale che quotidianamente abita i penitenziari.
“Siamo tutti reclusi in questo anno di pandemia, ma c’è chi è più prigioniero di altri, più esposto a rischi e più abbandonato di tutti”: un appello per tutti noi ad ascoltare la voce di chi conosce la realtà delle carceri e intravede il pericolo che in esse si annida per la salute di tutta la popolazione.
A cura di Giusy Santella