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Diritto alla salute in carcere: la morte del detenuto Renato Russo crea polemiche tra Anm e Garanti. Yairahia Onlus e Carcere Possibile Onlus esprimono solidarietà al garante campano Ciambriello

Nella notte di San Silvestro ha perso la vita, nell’infermeria del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Renato Russo, detenuto cinquantaquattrenne a cui l’ennesimo arresto cardiaco non ha lasciato scampo. Si trattava infatti di un cardiopatico, reduce da un duplice infarto, a cui però, nonostante le critiche condizioni di salute, erano stati negati gli arresti domiciliari. La vicenda ha suscitato non poche polemiche negli ultimi giorni, da quando il Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, aveva dato la notizia sui suoi canali social denunciando che si trattasse dell’ennesima morte in carcere: “Chi ha sbagliato deve pagare il suo debito ma non a prezzo della vita. Quando la politica, ora pavida e cinica, riprenderà in mano i suoi poteri e i sui doveri? Chiedo giustizia e verità”.

Le dichiarazioni di Ciambriello hanno però suscitato le polemiche e l’indignazione dell’Anm (Associazione nazionale magistrati), Corte d’Appello di Napoli: “La dichiarazione getta una inaccettabile ombra di iniquità sull’operato dei magistrati perché essa non è suffragata da alcuna analisi o elemento a sostegno di quanto prospettato e non tiene conto del costante senso di responsabilità che essi adoperano nel tutelare la salute dei detenuti”.

Purtroppo però non si tratta di un caso isolato né sporadico: sempre più spesso si muore di carcere, e ciò non è più accettabile. È quanto affermato anche dall’Associazione Carcere Possibile Onlus, che in un comunicato, ha chiesto un lavoro sinergico tra le istituzioni coinvolte per fare luce sulla morte di Russo, al fine di evitare che in futuro simili episodi si ripetano nuovamente: “Dinanzi al doloroso rinnovarsi di eventi che purtroppo involgono la perdita della vita appare inadeguata la replica, agitata con diffuse parole in mera difesa della categoria, alle pur vibrate ma doverose richieste di accertamento dei fatti da parte di chi ha il dovere di vigilare sui diritti dei più deboli”.

Il Garante campano ha replicato così alle polemiche suscitate, ricordando che il suo intento-portato avanti quotidianamente dal suo ufficio, è soltanto quello di tutelare il diritto alla salute e la dignità delle persone recluse: “Prendo atto delle dichiarazioni di ANM, presso la corte di Appello di Napoli e per il grande rispetto che nutro per le istituzioni e la magistratura e per lo stesso ruolo di garanzia che sono chiamato a ricoprire, non intendo alimentare alcuna polemica in merito a questa vicenda. Temo che le mie dichiarazioni siano state male interpretate e che non se ne sia colta la sostanza. Sono molto dispiaciuto se qualcuno sui social fa uso strumentale delle mie dichiarazioni o le commenta in modo offensivo.  Per quanto mi riguarda, laddove nelle mie possibilità, rimuovo sempre i commenti inopportuni – di cui ovviamente non sono responsabile- e attiverò per il futuro forme di controllo più severe nell’interesse di tutti. Ciò detto vorrei però che restasse in primo piano l’azione del mio ufficio che ogni giorno lavora, nell’interesse del sistema penitenziario, a tutela di diritti costituzionalmente garantiti”.

L’Associazione Yairaiha Onlus ha quindi diffuso un comunicato di solidarietà nei confronti del Garante Campano, difendendone l’operato, oltre che l’indispensabilità della sua azione negli ultimi mesi: “Esprimiamo la nostra piena solidarietà al Garante della regione Campania, Samuele Ciambriello per gli attacchi a lui rivolti, e al suo ufficio, dall’ANM in merito alle dichiarazioni relative alla morte di Renato Russo, cardiopatico, avvenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere al quale, per ben due volte, sono state rifiutate le misure alternative dalla magistratura di sorveglianza. Questi casi, purtroppo, non sono sporadici ma nemmeno inevitabili. In molti casi l’azione tempestiva del dott. Ciambriello, soprattutto in questo ultimo anno attraversato dal Covid 19, è riuscita a sopperire ai ritardi e alle mancanze della magistratura di sorveglianza nell’affrontare situazioni complesse e delicate per la tutela della vita e della dignità dei detenuti e delle detenute. Tutele che dovrebbero essere alla base dell’azione della magistratura di sorveglianza. Magistratura che, ormai, è tenuta in ostaggio da un corpo politico forcaiolo che sul securitarismo d’accatto ha fondato il proprio consenso ed è stata messa sotto accusa da alcuni media che orientano sia l’opinione pubblica e sia le decisioni di governo, con buona pace dei diritti”.

“L’ANM dovrebbe ricordare- si legge ancora in conclusione della nota di Yairaiha Onlus- che il differimento della pena per motivi di salute in taluni casi è obbligatorio ai sensi dell’art. 146 del Codice Penale ed è tutelato dall’art. 32 della Costituzione, quella stessa Costituzione che i magistrati giurano di osservare, servire e far rispettare.”

A questo punto sarebbe necessario abbandonare qualsiasi sterile polemica e assumere come unico obiettivo comune la ricerca della verità sulla morte di Renato Russo, perché non si muoia più di carcere.

 

A cura di Giusy Santella

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