Neverland, il gigantesco ranch californiano di Michael Jackson a Los Olivolos (200 chilometri da Los Angeles), è stato appena venduto. Anzi, svenduto, per appena 22 milioni di dollari, ovvero poco più di una decima parte dei 100milioni richiesti inizialmente. Un’acquisizione che segna la fine di un’era, non solo perché arriva ben 11 anni dopo la morte del cantante, ma soprattutto perché qui si sarebbero consumate le molestie nei confronti di bambini per i quali la star più osannata nel mondo ha affrontato un processo storico.
Un processo dal quale è stato assolto in tribunale ma mai pienamente dall’opinione pubblica, anche grazie a testimonianze postume. Come quelle del documentario Leaving Neverland, che ha riportato al centro dell’attenzione le voci di due bambini ormai adulti che hanno raccontato le (presunte) violenze avvenute tra le mura di questa casa costruita su misura dei sogni dei più piccoli, evocativa già nel nome: Neverland è il nome inglese dell’Isola che non c’è di Peter Pan.
L’acquirente è uno dei più cari amici della popstar: si tratta di Ronald Wayne Barkle, miliardario fondatore della Yucaipa Companies, società di investimento privata. Ha acquistato il ranch – come comunicato dal suo fondatore – come opportunità di land banking (sostanzialmente per lottizzarlo e, eventualmente, ricostruire). Questo vuol dire che della proprietà originale costruita da Jackson, comprata nel 1988 per 19,5 milioni e ceduta nel 2008 ceduta a Colony Capital per problemi finanziari, potrebbe restare molto poco.
Nell’Isola che non c’è il cantante ha vissuto per più di 15 anni: era un mondo fantastico con uno zoo, un parco divertimenti, persino una ferrovia. Il tutto sparso su oltre 1000 ettari di terreno con un totale di 22 edifici tra i quali la sua casa padronale con oltre mille metri quadri di spazio e intorno piscine, campi da basket, tennis, uno studio interamente dedicato alla danza, laghi artificiali.