L’ex tecnico dei Galacticos a tutto campo: “Campionato incerto, la Juve ha pagato il cambio. I grandi campioni, da CR7 a Ibra, in Italia si esaltano perché il ritmo è meno intenso”
Fabio Capello, il traguardo di metà stagione è ormai prossimo, con il primo anno di pandemia appena concluso. In questo quadro, dove sta andando il calcio, secondo lei?
Cosa ha visto maturare di così positivo?
“La serenità dimostrata dai giocatori in campo, quella deve restare. Così come il modo di arbitrare dei direttori di gara, che hanno generalmente dato il meglio, senza farsi influenzare. Mi auguro di rivedere questi aspetti anche con il pubblico negli stadi, quando torneremo al calcio classico”.
Parliamo di Juventus, che non sarà sicuramente campione d’inverno (terza volta negli ultimi 9 anni, dopo il doppio titolo intermedio del Napoli) ma può avere ancora tanto da dire, a partire da Inter-Juve di domenica.
“Ecco, quello è uno snodo importantissimo, aspettando il recupero con il Napoli. Credo che la Juve abbia risolto i suoi problemi di gioco. Che sono comuni a molte squadre, anche grandi, che in questo periodo di pandemia hanno scelto di cambiare allenatore. La società ha puntato su Pirlo e ha pagato un prezzo, anche in termini di punti. Adesso la sensazione è che i giocatori abbiano capito cosa vuole il tecnico da loro e l’allenatore sa sfruttarne le caratteristiche. Un incontro a metà strada che può valere tantissimo. Certo, il risultato di S. Siro può contare molto”.
Un peso dovrà avere anche Juve-Napoli, quando sarà. Napoli che lei però non considera in questo momento da zona Champions.
“Guardi, a me Gattuso piace molto. Mi piace la sua voglia, il modo di gestire. E i 2 punti recuperati a Udine al 90’ sono un bel colpo. Il Napoli è la prima delle inseguitrici. Però ha pagato molto le assenze. Vede, questa è una delle conseguenze maggiori sul piano tecnico di questi tempi pandemici. Guardo l’Europa e vedo in difficoltà il Liverpool senza Van Dijk o il Borussia Dortmund privo di Haaland. Ecco il Napoli senza Koulibaly e Osimhen è un altro Napoli. Senza contare certe disattenzioni difensive”.
In più mettiamoci anche il caso Milik.
“Qui mi viene in mente l’adagio del mio presidente, Silvio Berlusconi: ‘Bisogna sapersi fare concavi o convessi a seconda delle circostanze’. Non voglio chiamarlo capriccio: mi pare che la società abbia però preso una strada, “o si fa così per forza o si fa…così”, e in questo modo si è fatta male da sola”.
Ci sono analogie per lei con la vicenda Gomez?
“Nessuna! Mi viene in mente piuttosto un’esperienza personale, quando ero al Real Madrid e Beckham firmò per i Los Angeles Galaxy, gennaio 2007. Il presidente Calderon venne e mi spiegò che per il club quella scelta era uno sfregio e che David non doveva più giocare. Ma dopo un paio di settimane che il giocatore si allenava con impegno, andai in sede e spiegai che io avrei utilizzato Beckham come meritava. E così feci. No, il caso Gomez è diverso. In questo caso ha desciso Gasperini e la società lo ha giustamente sostenuto. In uno spogliatoio non ci si può ergere al di sopra dell’allenatore. Però chi prenderà il Papu potrà sfruttarne la voglia di rivincita”.
Restando alla lotta scudetto, venerdì arriva il derby romano, con la Roma lanciata e la Lazio più indietro.
“Come sempre, partita senza certezze. Ma vedo la Roma più pronta. Ecco un’altra delle squadre che ammiro: sa cosa fare, ha qualità, gioco veloce. E un ottimo allenatore, che ha analogie con Pioli. Fonseca mi è sempre piaciuto: ha cultura, intelligenza, equilibrio che in una piazza come Roma è qualità decisiva, non ha avuto paura di cambiare tatticamente, passando alla difesa a tre. Vero, ci sono momenti che la squadra concede, come successo con l’Inter, in una bellissima partita. Ed è lì che deve lavorare. Anche la Lazio ha un ottimo allenatore però c’è qualcosa che non funziona più come un anno fa, tra alti e bassi, cali di concentrazione. Pur contando su un attaccante come Immobile che ti fa partire da 1-0 è come se non si fosse completamente ripresa dopo lo stop della scorsa primavera, quando lottava per il titolo”.
E’ cambiato qualcosa nel campionato?
“Il nostro calcio, tranne rare eccezioni, va più piano. Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo, Ribery ancora sanno esaltarsi proprio grazie a un ritmo meno intenso. Credo di essermi spiegato”.