Bisogna connettersi con la realtà, mica con il wi-fi : trentuno punti in classifi ca (e una partita in meno), la Champions è a portata di mano, c’è di mezzo proprio il recupero con la Juventus, lo scudetto – per il quale pure il Napoli dovrebbe poter lottare, visto l’organico a disposizione, sta un po’ più lontano. Però non è ancora cominciato il girone di ritorno, non è il caso di smanettare per leggere nel futuro, semmai di annusare il pericolo che situazioni border line possono scatenare: perché alle spalle sta rivenendo la Lazio, ad esempio, e l’Atalanta, che si è accomodata sullo stesso scalino del Napoli, si è rimessa a giocare come sa. Gattuso è circondato da ombre, sospetti e dai suoi stessi retro-pensieri, ma nelle ultime tre giornate la sorte poi non gli ha giocato contro: semmai ha allungato una mano al 92′, con il Torino, e dopo la sconfi tta sanguinosa e immeritata con lo Spezia, gli ha restituito il «maltolto» al 90’ a Udine. Ma restano le contorsioni dialettiche, le ispezioni ambientali con tanto di microchip per appurare chi dica cosa e verità che sono lampanti.
Il suo contratto, rinnovo con scadenza 2023, giace ancora nella terra di nessuno: che sia una questione di clausole, pare un dettaglio, perché intanto, rispetto a quaranta giorni fa, è mutato l’umore generale (il suo e anche quello di Adl) e questa ventata d’aria insalubre certo non ha giovato. C’è una parola che vive, ha un senso e sta lì, al vento e al gelo d’un mese nel quale il Napoli ha rischiato seriamente con la Sampdoria, s’è bruciato tra San Siro con l’Inter e l’Olimpico con la Lazio la sua due big-match, e poi tutto quello che è capitato dopo.
Il titic-titoc, la versione nostrana del tiki-taka, viaggia su ritmi lenti, non consente di spostare gli avversari, né le sensazioni pallide che troppe volte, Udine compresa, hanno spalancato alle preoccupazioni: e le statistiche – sui tiri, sugli errori – non alleggeriscono la tensione, che Gattuso ha avvertito. C’è un calcio squilibrato e una serie di equivoci che restano, al di là del modulo e delle interpretazioni, catalogabile in convinzione e non certo in «capriccio»: ma la solitudine di Bakayoko è indiscutibile e Fabian sul centro-destra per portarlo al tiro con il piede preferito sa di contraddizione in termini, considerate le conclusioni a cui è arrivato lo spagnolo.