Cultura

Da Dumbo agli Aristogatti, tre grandi classici censurati da Disney+ per il politicamente corretto

Il fenomeno del politicamente corretto fa uteriori vittime. Stavolta, in lizza per la gogna vi sono capolavori Disney.

 

A fare scalpore nelle ultime ore è l’inspiegabile decisione della Disney di porre, sulla piattaforma Disney+, il bollino rosso a tre classici della sua produzione: si parla di colossi come Dumbo, PeterPan e, udite udite, gli Aristogatti, etichettati dalla Disney stessa come razzisti e descriminatori e, conseguentemente, vietati alla visione di un pubblico minorile.

 

Come riporta il quotidiano Panorama, pare che nel disclaimer dei film sopracitati si leggono rappresentazioni negative e/o denigratorie nei riguardi di popoli e culture. Come viene spiegato da Disney “questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono anche adesso, quindi anzichè rimuovere il contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto negativo e dannoso, imparare da esso e stimolare un dibattito dal quale possiamo costruire un futuro più inclusivo”. Analizzandone i contenuti, sembra che una delle canzoni attinte dal cartone Dumbo sia irrispettosa nei confronti di schiavi afroamericani, PeterPan sarebbe, invece, razzista verso i nativi americani, questo probabilmente per la rappresentazione animata dei “pellerossa”. Il dubbio verte sugli Aristogatti e vien facile chiedersi cosa vi sia di scandaloso in un film che mette in scena le avventure di tre gatti di elite e di strada, ebbene, pare che il colosso Disney sia denigratorio verso gli asiatici, a causa del gatto siamese Shun Gon presentato sul grande schermo con i seguenti tratti somatici: occhi a mandorla, denti posti in rilievo, ripreso mentre si appresta a suonare il pianoforte con l ‘ausilio delle bacchette.

 

Quello di cui si parla, dunque, risulta essere un vero e proprio rivisionismo storico che però nel mondo Disney non è affatto nuovo, basti prendere in esame “Lilly e il Vagabondo” dove, a causa di una censura, sono improvvisamente scomparsi i gatti siamesi. E’ il caso anche di “Via col vento”, censurato perchè ritenuto razzista e promotore di idee suprematiste bianche.

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