Il 13 febbraio 2021 si è svolto il giuramento dei ministri “ promosso” dal Presidente Mattarella che ha nominato il governo Draghi sessantasettesimo esecutivo ufficialmente in carica.
Mario Draghi diventa Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, con un governo che è già al centro di una polemica di genere: su 23 ministri, 15 sono uomini ed il restante donne.
Questo è un tema che potrebbe rompere già i fragili equilibri interni al PD, il quale aveva assicurato lealtà al governo Draghi, ma che ora pare contrariato della scelta compiuta dal Presidente.
E non è l’unica “discriminazione” che viene fatta, manca anche una parità geografica: tre ministri su quattro vengono dal Nord, ritagliando minore spazio al Sud Italia.
Il “governo dei competenti”, così lo definisce Draghi, è dunque il risultato di un’amara divisione che sacrifica competenze ed esperienza.
Molte le donne in politica che si sono mosse contro questa iniziativa, dando vita ad una vera e propria battaglia femminista, sottolineando il fatto di essere sottorappresentate in ogni situazione, in questo caso anche ai vertici della politica.
Tra queste troviamo Laura Boldrini, ex presidente della Camera, deputata del Pd, che in un post su Facebook scrive: “Buon lavoro al Governo Draghi che dovrà affrontare sfide complesse. Difficile però nascondere l’amarezza: nessuna ministra del Partito Democratico. La competenza delle donne e la giusta rappresentanza nelle istituzioni fanno bene al Paese. Preoccupa che il nostro primo ministro non l’abbia ancora capito”.
L’ex Presidente della Camera ha rincarato la dose in un’intervista per Fanpage.it: “È grave che il governo non sia composto da metà uomini e metà donne, perché nel nostro Paese ci sono tante donne in gamba, capaci e in grado di dare un contributo sostanziale in questo momento difficile. Averle lasciate indietro mi è sembrato un brutto segnale, anche perché nel resto d’Europa e negli Stati Uniti non va così. Ovunque oggi questo è un grande tema: le donne sono in primissima linea, hanno ruoli di potere in tutti i Paesi europei. Il Pd è un partito che sulla carta, sui documenti, sugli ordini del giorno afferma questo principio con forza e tante donne lavorano su questi temi e ci credono. Poi però quando si tratta di fare scelte politiche importanti, tutto questo si vanifica. Il lavoro di tante donne viene vanificato.”
E’ inaccettabile che ancora oggi la figura femminile venga esclusa da ogni contributo che si possa dare al nostro Paese, le stesse donne che hanno studiato e posseggono le competenze giuste per farlo.
Per l’ennesima volta è la figura maschile a dominare l’Italia e manca evidentemente uguaglianza di genere.
A cura di Federica Chiapparelli