Miei cari lettori, sono cresciuta trascorrendo molto tempo a casa di mia nonna e, per me, è automatico associare l’arrivo del carnevale alla preparazione del migliaccio, il migliaccio napoletano. In realtà l’amore per la semola va ben oltre, ricordo che spesso la nonna mi preparava il semolino: cuoceva la semola nel latte e poi la ricopriva di zucchero, ne andavo matta!!! Certo è che quando arriva il momento del migliaccio la questione si fa seria, se ne sfornano a decine e gli odori di limone e vaniglia invadono completamente casa. E’ una consuetudine che mi piace portare avanti, per rinfrescare i ricordi!!!
A ciascuno il suo, recita il famoso proverbio. Ciò vale senza dubbio anche per la tradizione gastronomica, dove ad ogni festività spetta la propria pietanza tipica. Sebbene molti cibi vengano preparati per più ricorrenze, il Natale e il Carnevale hanno piatti esclusivi attesi di essere gustati in questi periodi. In particolare, nelle Case Campane per il martedì grasso c’è un derby “di fuoco” tra le chiacchiere e il tradizionale migliaccio napoletano.
Il migliaccio napoletano ha origini molto antiche: la prima ricetta risale al periodo medievale e fu probabilmente inventata da una contadina poiché l’ingrediente principale era il pane di miglio. Altro ingrediente presente nella ricetta originale, come nel sanguinaccio, era il sangue di maiale. Quest’ultimo era un alimento tipico delle mense contadine povere, poiché considerato un cibo completo e molto nutriente, in grado di sostenere le fatiche di chi lavorava in campagna. L’utilizzo del sangue di maiale, tuttavia, non era ben visto né dalla Chiesa Cattolica né dalla classe borghese che lo considerava una tradizione pagana, e ne vietarono dunque l’utilizzo. Fu sostituito in breve tempo da zucchero, cannella, farina e uova, trasformandosi nel dolce che oggi tutti conosciamo.
Va detto, però, che la scomparsa del sangue di maiale non fu particolarmente rapida: per alcuni secoli, nei luoghi più poveri del Regno di Napoli, il sangue venne sostituito dai cigoli del maiale. E ancora tutt’oggi, è possibile trovare alcune aree rurali del napoletano in cui il dolce si prepara con le parti più grasse di questo animale.
Miei cari, come potrete immaginare, non esiste un’unica ricetta del migliaccio napoletano, ognuno ha la propria e personalissima ricetta che, manco a dirlo, è la migliore in assoluto. Beh, in casa della nonna le ricette sono due: la sua e quella della signora Rosetta. Chi è la signora Rosetta???? Quella del migliaccio buonissimo!!! La signora Rosetta è un mito che aleggia per la casa nei giorni di carnevale e che, non si sa bene quando, ha lasciato la sua ricetta alla nonna. Ora, per quanto il migliaccio della signora Rosetta sia buono, non prevede aggiunta di ricotta e, invece, contempla un quantitativo spropositato di zucchero. Quest’ultima cosa lo accomuna a quello della nonna che però aggiunge la ricotta!