Facebook è ormai una piattaforma utilizzata da miliardi di persone nel mondo ed in quanto tale sono state apportate nel corso degli anni numerose modifiche che ne vanno a tutelare la privacy degli utenti.
Ma nonostante questo, ancora oggi, il social network Facebook è stato vittima di una denuncia da 7 milioni di euro da parte dell‘Autorità Antitrust.
Ricordiamo ciò che è accaduto tre anni fa a Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica finanziata da padre e figlia, divenuta famosa poiché coinvolta in uno scandalo con Facebook. Quest’ultima è stata denunciata perché, in vista delle elezioni presidenziali americane del 2016, ha contribuito alla manipolazione del pensiero degli elettori con una propaganda elettorale segreta a favore dell’ex presidente degli Stati Uniti Trump.
L’ultima accusa alla piattaforma è stata fatta nel 2018 e va a toccare sempre gli stessi principi: la società non ha ottemperato alle indicazioni di rimuovere la pratica scorretta sull’utilizzo dei dati degli utenti e non ha pubblicato la dichiarazione rettificativa richiesta dall’Autorità.
I collaboratori del sito Facebook hanno cercato di giustificarsi in tutti i modi, sottolineando il fatto che la privacy degli utenti è per loro importante e che si impegneranno a tutti i costi affinché questa possa essere tutelata sotto tutti gli aspetti.
A tal proposito sono già a lavoro per una serie di cambiamenti da apportare alle Condizioni d’uso, per chiarire a tutti gli utenti le modalità utilizzate dalla piattaforma per prelevare i dati personali e mandare pubblicità personalizzata.
E’ ormai certo che chiunque si trovi a navigare sui social o su un qualsiasi motore di ricerca, sia soggetto ad una sottrazione dei propri dati personali. E’ così che Facebook ci suggerisce quella persona con la quale fare amicizia e che ha i nostri stessi interessi, oppure è così che, se stiamo pensando di acquistare un libro, Google c’è lo manderà in prima pagina ad un’offerta incredibile.
A cura di Federica Chiapparelli