In un turbine di emozioni sempre diverse ma sempre uguali. In una immedesimazione che può confondere e che può dare l’illusione di aver vissuto non una ma mille vite, mille amori, mille emozioni, mille visioni del mondo, mille trasformazioni fisiche per adattare il proprio corpo al personaggio da interpretare, mille esperienze, seppure condensate e trasmesse ai posteri in un ora e mezza di celluloide e un barattolo di pop Corn.
E mentre noi ne abbiamo goduto e ci siamo emozionati, l’attore a un certo punto si ritrova vecchio, il grande attore più vecchio di chiunque altro. Voltandosi indietro potrà confondersi rischiando di mischiare anch’egli ciò che è stata la propria vita con ciò che il mondo spietato di Hollywood gli ha creato di volta in volta intorno e potrà non distinguere tra copioni e battute, attacchi di panico e disperazione, bottiglie di whisky e statuette dorate sul mobile in salotto, la prima fidanzata con l’ennesima ultima compagna, i figli ed i nipoti.
Ed è così che può succedere che se da un lato la sorte ti ha offerto l’opportunità di “vivere” mille altre vite è allo stesso modo che ti sottrae l’unica vita vera che hai realmente posseduto, perché questa, fatti i conti, ti sarà sembrata inutile o comunque secondaria. Cosi come da clausola scritta piccola piccola in basso, nel contratto stipulato con il crudele mondo quando eri soltanto un vulcanico ed originale giovane spensierato attore di belle speranze. Grazie per il sacrificio. Grazie per le emozioni.
Good morning Vietnam!