«Ricordate: il suicidio è una soluzione definitiva a problemi temporanei»
L’avevi detto tu. Era il 1989 e un’intera generazione di ragazzi sognava di trovarsi al cospetto di quell’insolito, quanto affascinante, professore di lettere: John Keating.
E, allora, perché? Perché hai deciso di arrenderti a questi, di non chiedere aiuto, chissà, magari proprio a noi, ai tuoi ragazzi, Capitano? Già, perché tu, Robin, eri amato davvero e come pochi altri. Ci hai fatto ridere e piangere con la stessa naturalezza e semplicità, sei stato compagno di avventure fantastiche, amico di giochi, il professore che tutti avremmo sognato. Hai ceduto al peso di una vita che ti era diventata stretta, una compagna scomoda, da tenere a distanza con l’auto dell’alcool e, infine, della droga.
Eppure, nonostante le tue tante richieste d’aiuto, come nel 2006, quando, in un’intervista, confessasti di dipendere dal “bere”, il Mondo intero non ti ha creduto. Il fatto è che tu, Robin, avevi sempre stampato quel sorriso così rassicurante, quasi paterno. Chiunque di noi ha creduto per davvero che tu appartenessi ad un altro mondo e che, prima o poi, avresti aperto la tua finestra sul Big Bang per volare dai tuoi “bimbi sperduti” a guidarli nella lotta a Capitan Uncino; ognuno di noi ha cercato in te quel dottore dal naso rosso capace di strappare una risata anche nei momenti più drammatici della vita.
E, invece, di quel naso rosso, forse, eri proprio tu ad averne bisogno quando, ieri, hai deciso di lasciare la tua famiglia, riducendo sempre più il ritmo dei tuoi respiri. Purtroppo, caro Robin, questo Mondo viaggia ad una strana, inafferrabile velocità. Ti sei sentito solo e nessuno di noi lo ha capito per davvero.
Scusaci se non abbiamo colto in tempo il momento di saltare su quel banco, facendoti sentire la nostra vicinanza, urlandoti ancora una volta: «Capitano, mio Capitano!». E, come spesso accade, adesso è troppo tardi. Non so se impareremo dagli errori, Robin, ma, di certo, porteremo con noi i tuoi film, i tuoi sorrisi, i tuoi insegnamenti.
Come direbbero dalle tue parti, lì ad Hollywood, dove amici, colleghi, fan, ti piangono e lasciano ricordi, dediche, fiori presso la tua stella sulla “Walk of Fame”: «Grazie per i momenti, grazie per i ricordi». Arrivederci Robin… e chissà che non ce l’hai fatta in barba ancora una volta e, magari, avrai solo colto l’occasione per ri-vestire la calzamaglia e volare via verso l’Isola che non c’è.