Crollano i consumi in Svizzera e ciò non capitava da 40 anni. Si discuteva tanto che tutti avevano preso circa 2 chili durante il precedente lockdown, ma evidentemente non è bastato per “salvare” il cioccolato in Svizzera: a un anno dalla comparsa del Covid in Occidente, è stato registrato un crollo nei consumi e sono rallentate vistosamente le vendite di cioccolata. Lo sanno bene i mastri cioccolatai svizzeri, dopo aver visto le cifre devastanti del 2020, e queste cifre non si vedevano dal 1982.
Come riporta il blog dissapori.com, il consumo annuale in Svizzera è sceso al di sotto della soglia dei 10 chilogrammi a persona, il livello più basso da 40 anni. Chocosuisse, la federazione nazionale dei produttori di cioccolato, ha presentato un quadro desolante dell’impatto della crisi generata dalle restrizioni causate dal Covid: le industrie hanno visto la loro produzione diminuire del 10% rispetto al 2019, che si riduce a -14,3% nei primi otto mesi del 2020. Ad accusare il colpo, seguono anche le esportazioni: -11,5% e da sole rappresentano quasi il 70% dei ricavi. Tuttavia, diverse società attive nella produzione di cioccolata non si danno per vinta e rimangono ottimiste: ne è un esempio Barry Callebaut, il maggiore produttore di cioccolato al mondo che, tra settembre e novembre, ha registrato una contrazione dei volumi di vendita del 4% su base annua e un calo del fatturato dell’11% (1,8 miliardi di franchi). Antoine de Saint-Affrique, numero uno del gruppo, ha tuttavia previsto per il triennio 2022-2023 una crescita media annua del 5-7% delle vendite e un utile operativo in miglioramento a un ritmo ancora maggiore.