Economia e Welfare

Covid-19: problema vaccini con l’Australia. L’Ema valuta lo Sputnik

Comincia a diventare difficile la questione dei vaccini in Italia, dove sono state rifiutate 250 mila dosi provenienti dall’Australia. Infatti l’Italia è il primo Paese dell’Unione europea a rifiutare l’export delle dosi di vaccini anti Covid-19 di AstraZeneca. E’ stata notificata ieri la decisione di bloccare dunque l’export dei vaccini. “Questa particolare spedizione non era quella su cui avevamo fatto affidamento per il lancio della campagna vaccinale, e quindi continueremo senza sosta“, ha ribadito Morrison, come riportato dall’Ansa.


L’Australia ha chiesto alla Commissione Europea di riesaminare la decisione dell’Italia di bloccare una spedizione del vaccino Covid-19 di AstraZeneca, pur sottolineando che le dosi mancanti non influenzerebbero il programma di inoculazione australiano. La questione è stata esposta anche all’Unione Europea, che rivedrà e analizzerà meglio la scelta dell’Italia. Sul fronte dei vaccini anti-Covid “sono ancora troppi i ritardi nelle forniture nell’Ue e in Italia da parte di alcune case farmaceutiche”. E’ quanto afferma Luigi Di Maio, aggiungendo: “Chi è inadempiente non può avanzare scuse. Se sono stati firmati degli accordi, questi vanno rispettati. Ecco perché come ministero degli Esteri abbiamo chiesto di fermare l’export di circa 250mila dosi di vaccino dal nostro Paese verso l’Australia“.

Nel frattempo è stato ufficialmente avviato l’iter di autorizzazione rapida del vaccino Sputnik da parte dell’Agenzia europea, a Roma si accelera. È attualmente in corso un meeting tra l’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani e il Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologia N.Gamaleya, quello dove è stato sviluppato lo Sputnik. Lo Sputnik usa il metodo del vettore virale: un adenovirus innocuo per l’uomo viene inoculato nel muscolo. Al suo interno era stato inserito il frammento di Dna che codifica la proteina spike del coronavirus. Quando l’adenovirus penetra nelle nostre cellule, inizia il processo di sintesi della spike, che poi viene rilasciata in circolo nell’organismo e attiva il sistema immunitario contro il Covid. Lo stesso metodo è usato da AstraZeneca, Johnson&Johnson e Reithera. Sputnik però ha una particolarità. Poiché il sistema immunitario non si attiva solo contro la spike, ma anche contro l’adenovirus, i russi hanno avuto l’idea di usare due adenovirus diversi, uno per la prima dose e uno per la secondo. In questo modo l’immunità contro il vettore virale dovrebbe essere ridotta, e il richiamo più efficace.
La Slovacchia e l’Ungheria hanno optato per l’acquisto del siero russo senza aspettare l’ok dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco.

Eppure in patria il vaccino autoctono non decolla, e nonostante la campagna su vasta scala fosse già partita a dicembre dell’anno scorso, secondo gli ultimi dati ufficiali, risultano vaccinate 4milioni di persone. In sostanza, solo il 2,7% dei 146 milioni di cittadini russi. Un vero e proprio paradosso con la popolazione russa che accusa Putin di non aver dato l’esempio e di non aver fatto il vaccino. Sono tanti i paesi, compresa l’Italia, ad aspettare vaccino considerando i crescenti numeri di contagi.

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