Amanda Gorman è una poetessa e attivista statunitense ed i suoi lavori trattano principalmente i temi dell’oppressione, il femminismo, il razzismo, l’emarginazione e la diaspora africana.
Nel 2021 è stata scelta per leggere una sua poesia in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo presidente americano Joe Biden.
A soli 22 anni con il suo cappotto giallo è salita a Capitol Hill ed è stata capace di conquistare il mondo intero con la poesia «The Hill We Climb» che ha accompagnato il giuramento di Biden.
Così recita una parte di testo composto interamente da sé:
“Certo, siamo lontani dall’essere raffinati, puri,
ma ciò non significa che il nostro impegno sia teso a formare un’unione perfetta.
Noi ci stiamo sforzando di plasmare un’unione che abbia uno scopo.
(Ci stiamo sforzando) di dar vita ad un Paese che sia devoto ad ogni cultura, colore, carattere e condizione sociale.
E così alziamo il nostro sguardo non per cercare quel che ci divide, ma per catturare quel che abbiamo davanti.
Colmiamo il divario, perché sappiamo che, per poter mettere il nostro futuro al primo posto, dobbiamo prima mettere da parte le nostre differenze.
Abbandoniamo le braccia ai fianchi così da poterci sfiorare l’uno con l’altro.
Non cerchiamo di ferire il prossimo, ma cerchiamo un’armonia che sia per tutti.
Lasciamo che il mondo, se non altri, ci dica che è vero:
Che anche nel lutto, possiamo crescere.
Che nel dolore, possiamo trovare speranza.
Che nella stanchezza, avremo la consapevolezza di averci provato.
Che saremo legati per l’eternità, l’uno all’altro, vittoriosi.
Non perché ci saremo liberati della sconfitta, ma perché non dovremo più essere testimoni di divisioni.”
(Tradotto in italiano)
Al New York Times ha poi aggiunto di voler correre per la presidenza nel 2036.
Ma come da lei scritto, ancora una volta il Paese non è “devoto ad ogni cultura, colore, carattere e condizione sociale”. Amanda Gorman ha denunciato in un tweet di esser stata presa di mira da una guardia della sicurezza per il colore della sua pelle. “Sembri sospetta“, le avrebbe detto la guardia del sobborgo di Los Angeles che l’ha seguita al rientro a casa di sera per verificare se l’appartamento che stava raggiungendo fosse davvero il suo.
A quel punto Amanda ha dovuto dimostrare che la casa fosse davvero la sua inserendo le chiavi e aprendo la porta e per di più la guardia non si è neanche scusata.
E’ incredibile come si possa passare così facilmente dall’essere un’icona all’essere una minaccia solo perché si appartiene ad un’altra cultura.
Commentando l’episodio su Twitter la poetessa statunitense scrive: “Questa è la realtà che vivono le ragazze nere”, ha poi aggiunto “In un certo senso aveva ragione, IO SONO UNA MINACCIA, una minaccia per l’ingiustizia, per la diseguaglianza, per l’ignoranza“.