Franca Valeri, che compie 100 anni il 31 luglio, è diventata un monumento, giustamente. Chi loda i libri, chi le regie d’opera, chi ricorda come, con la sua arguzia, riuscisse persino a rubare la scena ad Alberto Sordi (nel magnifico film Il vedovo) e impallasse addirittura Sophia Loren in un altro film, Nel Segno di Venere di Dino Risi, forse l’unico caso in cui, al cinema, la cosiddetta bellezza interiore riuscì ad avere la meglio su quell’altra, esteriore, che di solito ha più mercato.
Franca Valeri è anche un po’ un’eroina femminista perché quando è nata le donne manco votavano. Inoltre, di una donna nata un secolo fa difficilmente si pensava che avrebbe fatto la regista. Se poi nasceva “bene”, come si diceva allora, e come è il caso di Franca Norsa (questo il suo vero nome) da Milano, studentessa al Liceo Parini, figuriamoci se avrebbe potuto fare l’attrice magari scrivendosi da sola i propri testi. Invece, la Franca (ci metto l’articolo prima del nome, perché a Milano si usa così) ha fatto esattamente questo.