Si è spento oggi a Roma il costumista e premio Oscar alla carriera 2013 Piero Tosi: era nato a Sesto Fiorentino (Firenze) nel 1927. A darne notizia la Fondazione Franco Zeffirelli che ricorda la lungo amicizia e il proficuo sodalizio tra Tosi e il regista fiorentino. Tosi è stato storico costumista di Visconti. «Ci ha lasciato oggi Piero Tosi, amico di una vita del Maestro e suo collaboratore fin dagli esordi della sua carriera – è l’annuncio della Fondazione -. L’Oscar alla carriera del 2013 corona una vita di collaborazioni con i più grandi registi del cinema italiano. Sarà seppellito nella tomba di famiglia di Franco Zeffirelli, accanto al Maestro e a Anna Anni, suoi amici di sempre dai tempi dell’Istituto d’arte di Porta Romana» Basta una sequenza, che è nell’immaginario collettivo, per raccontare la grandezza di Piero. È quella della scena del ballo nella versione cinematografica del Gattopardo. Quel vestito bianco che indossa Claudia Cardinale è un’icona che ha fatto sognare e desiderare ad ogni donna di indossare almeno una volta nella vita. Tosi aveva un gusto maniacale del dettaglio e pare dormisse con i tessuti prima di sceglierli, per ascoltare quello che avevano da dire. Il debutto nel 1948 con Bellissima in cui vestì Anna Magnani. Solo la prima di una serie di star che sono nella nostra memori con gli abiti che lui ha creato come quelli indossati da Romy Schneider in Ludwig. Piero ha lavorato una vita con Luchino Visconti. «Non voleva costumi», ha raccontato Tosi in un’intervista, «ma vestiti “rubati”, presi dalla realtà, dalla strada….Il lavoro non era difficile, una sorta di trovarobato che poi mi servì per capire la verità di un abito e la necessità che il costume non vesta il corpo, ma ci si adatti come una seconda pelle… Non ho mai saputo dire davanti a un bozzetto: Ecco, è meraviglioso, è perfetto. No, lo accantono e poi mi ributto a disegnare».
Quando pensiamo a grandi abiti come Morte a Venezia, oltre che del Gattopardo, di Senso e Rocco e i suoi fratelli sono tutte sue opere memorabili. A Stanley Kubrick, come a molti altri, aveva detto no. Lavorò invece con De Sica (la Sophia Loren inebriante di Matrimonio all’italiana), Fellini, Pasolini, Bolognini, Liliana Cavani (sono sue le bretelle a X sul corpo nudo di Charlotte Rampling, nel Portiere di notte). Hollywood gli ha dato l’Oscar alla carriera nel 2013, dopo 5 nomination andate a vuoto. Non sarebbe andato a ritirarlo neanche quarant’anni prima perché non amava viaggiare e temeva l’aereo. «Per La mia Africa», raccontava, «c’era il lungo viaggio. Kubrick per Barry Lyndon disse che era abituato ad avere il meglio del mondo pagando il minimo: fui contento di vedere un tale capolavoro senza faticare». Lavorava sempre nei suoi luoghi cari, senza spostarsi se non con le citazioni dai Macchiaioli a Monet, passando per Boldini e Leonardo. La Sartoria di Umberto Tirelli raccoglie i suoi capolavori (nella gallery in alto quelli in mostra a Roma nel 2016) e ne seguono le orme grandi costumiste come Milena Canonero e Gabriella Pescucci.