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A Poggioreale, è stato celebrato il Giubileo della Misericordia alla presenza del cardinale Sepe

E’ stato celebrato alla presenza dell’arcivescovo di Napoli,  Crescenzio Sepe, il Giubileo della Misericordia, all’interno dell’istituto penitenziario di Poggioreale, lo scorso 31 dicembre, con l’apertura della Porta Santa.

“Bisogna utilizzare quei segni concreti che fanno capire il significato anche di un evento – ha dichiarato il cardinale Sepe – . Aver aperto la Porta Santa a Poggioreale, come abbiamo fatto con la Cattedrale, è assai significativo. Ogni cella presente nell’istituto penitenziario, può essere simbolizzata come l’ingresso di Dio nella vita dell’uomo. Quando si apre la porta della cella, è per respirare, godere, assaporare quella che è la libertà e la dignità di ognuno di noi. Se questo anno santo, aiuta a redimerci, a purificarci del male che abbiamo commesso, a poterci aprire le strade di un inserimento vero, reale in una società che ci accoglie, allora questo sarà un vero anno di grazia e di misericordia”.

Nel corso della celebrazione sono stati benedetti i simboli del giubileo affissi poi, sulle porte di ogni singola cella, dei detenuti che ne hanno fatto richiesta.

Nella stessa mattinata, il Cardinale Sepe ha celebrato la santa messa nella cappella del carcere. Al termine della celebrazione eucaristica, si è tenuta la cerimonia di premiazione con medaglie e diplomi a favore dei detenuti che hanno realizzato i presepi nei singoli padiglioni dell’istituto penitenziario. Al cardinale è stato regalato un presepe in ceramica, fatto dai detenuti del padiglione Salerno, che frequentano un corso di ceramica promosso  dall’Associazione La Mansarda Onlus presieduta da Samuele Ciambriello e dalla cooperativa Il Quadrifoglio, presieduta da Lidia Ronghi. Corso di ceramica che è curato dal maestro Rosario Orsanto.

Visibilmente soddisfatti gli organizzatori dell’evento, a partire dal cappellano del carcere, don Franco Esposito.

Bisogna liberarsi dalla condizione necessaria del carcere – ha esordito don Franco – I detenuti, sono essere umani e come tali vanno trattati e rispettati. E’ giusto che essi paghino per i reati commessi, ma va tenuto conto che nella maggior parte dei casi, una volta scontata la pena, essi subiscono il percorso inverso, passando da carnefici a vittime. Iniziative come queste, non possono fare altro che tenere alta la attenzione verso la situazione carceraria che, certamente, non è delle più rosee. Il sovraffollamento la fa da padrone e spesso e volentieri, le istituzioni abbandonano al proprio destino i detenuti. Eventi come questi, sono certamente significativi ed importanti, perchè solo attraverso la promozione di una “cultura del sociale e dell’accoglienza”, possono essere attuate misure concrete e possono essere trovate soluzioni necessarie a risolvere questa delicata e spinosa situazione“.

Soddisfazione e gioia, è stata espressa anche dalla presidente della Cooperativa il Quadrifoglio, Lidia Rongi, presente all’evento.

“Quando vengono messe in cantiere e vengono promosse iniziative come queste, è sempre una gran bella cosa – ha dichiarato la Ronghi – . E’ la prima volta che partecipo ad una iniziativa del genere che si svolge la vigilia di Capodanno, e non nascondo che l’emozione è tanta. Come Cooperativa il Quadrifoglio, operiamo da diverso tempo nel penitenziario, come del resto in altri, attraverso la creazione di corsi per detenuti, non da ultimo quello di ceramica. Riteniamo che la dignità della persona sia fondamentale e come tale vada salvaguardata. Mi auguro, che a lungo andare, l’attenzione verso la situazione carceraria, diventi sempre maggiore. Spesso e volentieri, ci troviamo a dover far fronte da soli, ad emergenze che nell’ultimo periodo, sono sempre maggiori. Vorremmo solo che le istituzioni fossero più presenti e che contribuissero in maniera decisa e determinata alla soluzioni di problemi spinosi e delicati, che riguardando la società intera e non solo una parte di essa, che il più delle volte opera in assoluto silenzio“.

Una sorta di appello – denuncia, quello della Ronghi, che ci si augura non possa cadere nel vuoto e restare inascoltato.

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