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A SINISTRA RESTA POCO. E LA GOVERNABILITÀ? L’ALTERNATIVA?

Alla vigilia di una primavera importante, che chiamerà il Paese alla scadenza delle amministrative e poi al pronunciamento sulle riforme istituzionali e costituzionali, la situazione si presenta complicata ma, a veder bene, non poi così tanto confusa. Mentre serpeggia una certa apprensione per i crolli di borsa, che a partire dalla Cina, sembrano contagiare via via le altre piazze, il governo italiano e il suo premier premono su Bruxelles per reperire spazi di manovra piu’ flessibili e in sostanza risorse. È, quella di Renzi, una strategia che appare obbligata. Le rigidità delle regole Ue nonostante qualche segnale di ripensamento continuano, intanto, ad avere l’effetto congiunto di pesare sull’ economia di un Paese in affanno e su una pubblica opinione sempre piu’ ostile alla attuale impalcatura europea. Guadagnarsi spazi di manovra, che tradotti in cifre saranno un bel po’ di miliardi, per Renzi è vitale. Con le mani legate, e addirittura col pericolo di dover risarcire l’Europa, la strategia di iniettare fiducia e risorse che il premier sta tentando non avrebbe possibilita’ di successo. Ma il braccio di ferro con Junker, che ha come destinataria indiretta la cancelliera tedesca, torna utile a Renzi anche ad arginare consensi alle sue opposizioni piu’ estreme. È un fatto che, per una ragione o per l’altra, sia Salvini che Grillo si stanno mostrando in questo momento incapaci di altrettanta efficacia. Quello di Renzi, anche l’ annuncio che lascerà la politica in caso di sconfitta al referendum, è certamente un azzardo, ma non mi pare gli resti altra strada. Nel merito più stretto, si abbia o meno contenuta fiducia sul braccio di ferro in Europa, o un più serio dissenso sul caricare ogni futuro sulla posta delle riforme, che il premier non si stia giocando con abilità le sue carte non si puo’ certo affermarlo. Al suo dinamismo e anche ai suoi azzardi ( lo è anche scommettere su una piena ripresa e conomica di cui si intravedono solo timidi segni) mi pare fragile contrapporre le argomentate divergenze delle sue minoranze interne. L’incertezza strategica di Bersani e compagni costringe quest’area a ripiegare su battaglie troppo dentro i confini del Palazzo e per nulla capaci di parlare al Paese. Certo eè difficile. Con le spinte imponenti che ancora attraversano umore sociale e culture posizionarsi ” al di qua” del modello populista imperante, pur apprezzabile scelta di cultura politica, condanna chi la compie a un destino di irrilevanza insidiosa. È il rischio della stessa avversione ai contenuti della riforma, opposizione giusta su questo o su quel punto specifico, che pero’ sottovaluta quel sentimento più all’ingrosso cui, piaccia o no, non sara’ facile opporsi. Nell’immediato forse l’insidia più grande per Renzi resta il passaggio del voto locale. Milano vedrà il tentativo del neoleghismo nazionalista di ostacolarne il disegno di Sala, Roma vedrà una sfida con un movimento cinque stelle appannato nell’immagine ma di ancora saldo consenso. A Napoli una partita forse ancora più complessa che vede un esito oscillante alfine tra Bassolino e il sindaco uscente. Duole dirlo ma a sinistra ( nel senso di sinistra piu’ radicale) resta davvero molto poco. Problemi oggettivi, miopia nelle scelte, divisioni autolesioniste ed inutili, fanno di queste aree ormai da anni un autentico punto dolente. Poi, lo sappiamo tutti, restano aperti grandi drammi e problemi. Diseguaglianze mai sanate, una integrazione europea pericolosamente interrotta, perfino il pericolo di un nuovo grande scrollone finanziario globale con effetti sociali pesanti. Ma, intanto, e qui da noi, restano Renzi, il suo governo e il suo partito, purtroppo l’argine oggettivo ad avventure sicuramente peggiori. Ovvio che il mondo, la storia, non finiscono tra la primavera e e il prossimo autunno in Italia e chi avra’ filo tessera’ la sua tela. Immagino ne sia ben consapevole Renzi, così come lo sanno le opposizioni delle destre e di Grillo. Speriamo lo sappiano anche quei protagonisti a sinistra fino ad oggi incapaci di offrire al Paese un’ alternativa più convincente e più seria.

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